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Covid: virus inoculato a volontari sani, primi dati su dosi sicure

I risultati dello studio human challenge condotta dall'University College di Londra.

La piattaforma Research Square ha pubblicato i risultati della prima sperimentazione al mondo, condotta dall’University College di Londra, nella quale il virus Sars-CoV-2 è stato inoculato in un gruppo di 36 volontari sani di età compresa fra 18 e 29 anni, ai quali il virus è stato trasmesso per via intra-nasale. Circa la metà di essi non ha contratto l’infezione, fra chi è stato invece contagiato, alcuni non hanno evidenziato sintomi e altri hanno avuto mal di gola, naso che cola, perdita di gusto e olfatto.

La formula utilizzata è quella della cosiddetta human challenge trial, ossia uno studio di provocazione sull’uomo, chiamato anche studio controllato sull’infezione umana; si usa per la sperimentazione clinica per i vaccini o altri farmaci che coinvolgono l’esposizione intenzionale del soggetto in esame alla condizione testata.

In questo caso l’obiettivo è quello di accelerare la sperimentazione di farmaci e vaccini, ma sollevano anche molti problemi etici; i risultati sono anche stati anticipata dalla rivista Nature sul suo sito.

 

Il rischio della sperimentazione

Lo studio human challenge era stato proposto dagli autori della sperimentazione già all’inizio della pandemia con l’obiettivo di accelerare la ricerca sui vaccini, ma parte del mondo scientifico giudicava la sperimentazione troppo rischiosa.

Solo nell’ottobre 2020 è iniziato il reclutamento dei volontari e i test sono stati avviati all’inizio del 2021. Secondo quanto riporta il sito di Nature, ogni volontario ha ricevuto oltre 4.500 sterline come rimborso per le due settimane di quarantena trascorse nel Royal Free Hospital di Londra. I primi volontari hanno ricevuto una dose molto piccola del virus che circolava nel Regno Unito all’inizio del 2020, pari a quella contenuta in una singola gocciolina emessa respirando. Lo stesso gruppo di ricerca, coordinato da Christopher Chiu, dell’Imperial College di Londra, prevede di iniziare un secondo human challenge trial con la variante Delta del virus. Per l’infettivologo Matt Memoli, dell’Istituto americano per le allergie e le malattie (Niaid), sentito da Nature, lo studio è stato condotto in modo corretto e sicuro.

RMDN

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