Fondazione Salute e Cultura e Dipartimento Materno Infantile dell’Arnas Garibaldi hanno organizzato il convegno “La menopausa nella vita delle donne oggi: aspetti clinici e integrazione dei percorsi diagnostico-terapeutici”.
La menopausa è una fase naturale della vita di ogni donna, ma ancora oggi viene vissuta con disagio e disinformazione. Eppure in Italia si stima che siano circa 17 milioni le donne in questa fase. E il numero è destinato a crescere con l’aumento dell’aspettativa di vita.
È un momento di grande cambiamento fisico ed emotivo per le donne, che può durare anche diversi anni e che incide profondamente sulla qualità della loro vita. Non si tratta solo di vampate di calore o del ciclo che scompare, la menopausa porta con sé una serie di sintomi spesso sottovalutati, come stanchezza, sbalzi d’umore, disturbi del sonno, dolori articolari, calo della concentrazione o della libido. Con il calo degli ormoni, aumenta anche il rischio di patologie cardiovascolari, osteoporosi e difficoltà metaboliche. Non è quindi solo una questione ginecologica, ma di salute globale.
Grazie alla ricerca scientifica e alla maggiore consapevolezza, è possibile affrontarla in modo più sereno e informato. Le terapie ormonali, se ben personalizzate, sono oggi più sicure ed efficaci, se associate a corretta nutrizione e attività fisica.
Proprio per puntare un faro sul tema e offrire alle donne strumenti concreti e aggiornati, la Fondazione Salute e Cultura e il Dipartimento Materno Infantile dell’Arnas Garibaldi hanno organizzato il convegno “La menopausa nella vita delle donne oggi: aspetti clinici e integrazione dei percorsi diagnostico-terapeutici” che si è tenuto il 27 giugno nell’Aula di Endocrinologia dell’Ospedale Garibaldi Nesima.
Il convegno, patrocinato dall’Ordine dei Medici di Catania e dall’Associazione Artemisia, ha coinvolto i medici specialisti, i medici di medicina generale, i rappresentanti dei Consultori e le Associazioni. Perché la menopausa non è una fine, ma una nuova fase della vita che merita rispetto, informazione e dignità. E il primo passo è parlarne, insieme, con competenza e umanità.
Ad aprire i lavori sono stati i saluti istituzionali portati da Carmelo Ferrara, direttore amministrativo dell’Arnas Garibaldi, a nome del direttore generale dell’azienda Giuseppe Giammanco, Mauro Sapienza, direttore sanitario aziendale dell’Arnas Garibaldi, Alfio Saggio, presidente dell’Ordine dei Medici, Marcello Scifo, presidente dell’Associazione Artemisia, e Francesco Frasca, direttore dell’Istituto di Endocrinologia dell’Arnas Garibaldi.
La presentazione del programma scientifico è stata affidata al prof. Giuseppe Ettore, presidente della Fondazione Salute e Cultura e direttore del Dipartimento Materno Infantile dell’Arnas Garibaldi.
«Il nostro obiettivo è elevare la sensibilità nei confronti del benessere della donna – ha affermato Ettore – È necessario che il mondo sanitario trovi il tempo, questo è fondamentale. Bisogna spiegare con serietà alla donna se esistono le condizioni per adottare la terapia ormonale. Inoltre è arrivato il momento di sconfiggere alcuni miti sulla terapia ormonale. Non la possono fare tutti, ma chi può, deve farla». «Siamo di fronte al paradigma dell’invecchiamento di successo – ha affermato il prof. Francesco Frasca – tutti i fenomeni che prima attribuivamo all’invecchiamento, incidono sulla qualità della vita. La menopausa va affrontata con le giuste terapie e lo si deve fare sempre con il calcolo dei rischi e dei benefici».
Tra i relatori Graziella Borzì (endocrinologa dell’Arnas Garibaldi) Stefano Lello (Policlinico Gemelli) e Francesco Martelli (ricercatore di genetica molecolare e biologia molecolare), che hanno affrontato i temi più attuali della medicina, dalla diagnosi precoce alla gestione clinica personalizzata, soffermandosi in particolare sulla menopausa precoce, l’approccio endocrino ed epigenetico ai sintomi extra-ginecologici, e sulle nuove frontiere della terapia ormonale sostitutiva (HRT).
«Il nostro slogan è vivere la menopausa attivamente – ha dichiarato il prof. Stefano Lello – noi abbiamo bisogno di donne che siano in salute e che vivano bene. E per far questo dobbiamo impegnarci tutti, creando una situazione di multidisciplinarietà. Perché sono convinto che è giusto che si parlino tra di loro gli specialisti, ma è altrettanto importante che si parli con le donne. Le terapie ormonali sono il primo presidio per aiutare le nostre donne, se non possono adottarle ci sono terapie non ormonali, l’obiettivo è non lasciarle sole». «Dall’evento emerge una necessità di multidisciplinarietà per affrontare la menopausa – ha dichiarato Francesco Martelli, che da 20 anni studia la salute della donna in particolare l’osteoporosi curando i denti e il parodonto – ma la burocrazia sta uccidendo la medicina di famiglia. Il tempo è tiranno ed è difficile fare rete quando i medici di famiglia sono costretti a passare giornate intere a riempire fogli da parte dell’Asl. Prima della terapia si fa la diagnosi e la diagnosi si fa con i dati di laboratorio, i dati sono attendibili e vanno interpretati».
Punto di grande interesse è stata la tavola rotonda, moderata da Francesca Nocera ginecologa esperta nazionale di menopausa, che ha coinvolto numerosi specialisti e medici del territorio, con l’obiettivo di rispondere a domande cruciali: cosa devono sapere le donne, da chi devono essere informate, quali percorsi clinici garantiscono oggi un’assistenza efficace, continua e rispettosa dell’individualità. Il convegno si è concluso auspicando l’elaborazione di un protocollo d’intesa Ospedale – territorio tra specialisti ospedalieri e medici di medicina generale, per promuovere un modello integrato e condiviso per la presa in carico delle pazienti in menopausa, nel rispetto dei più aggiornati criteri di appropriatezza terapeutica e di umanizzazione della cura. L’obiettivo è garantire diagnosi precoci, continuità assistenziale, personalizzazione delle terapie e aggiornamento clinico costante. «Dalle conclusioni, elaborate grazie al coinvolgimento di medici specialisti, di direttori di Dipartimento, di medici di medicina generale e di parecchie donne, ne è venuta fuori una necessità di fare rete e di creare le migliori condizioni per sostenere le donne e per informarle – ha concluso il prof. Ettore – Perché la menopausa non è una fine, ma una nuova fase della vita che merita rispetto, informazione e dignità. E il primo passo è parlarne, insieme, con competenza e umanità». «Il concetto di rete funziona nella misura in cui è collegata con il resto delle istituzioni e delle società – ha affermato Carmelo Ferrara – ma è fondamentale che si sviluppi un’informazione che inizi dalle scuole. Ci sono già Istituti che hanno ampliato il concetto di congedo mestruale, è questa la strada da intraprendere. In questo senso, il progetto del prof. Ettore si inserisce in un contesto di diritto delle donne che è un diritto in costruzione».
L’evento conferma la volontà della Fondazione Salute e Cultura di mantenere alta l’attenzione su temi troppo spesso sottovalutati nella medicina di genere, promuovendo la costruzione di una sanità più inclusiva, consapevole e scientificamente aggiornata.


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