Home » Ritardi nei referti istologici all’ASP di Trapani, “Emergenza nascosta alla Direzione”

La testimonianza di un medico che scagiona Croce

Emergono nuovi e gravi dettagli sulla gestione dell’Unità Operativa Complessa di Anatomia Patologica dell’ASP di Trapani, al centro dell’indagine che ha portato alla sospensione del direttore generale Ferdinando Croce.

Le dichiarazioni rese da un medico e presentate in una ulteriore integrazione delle memorie difensive inviate da Croce all’Assessorato regionale alla Salute, delineano uno scenario di criticità strutturali e organizzative che si sarebbero protratte per anni, tra omertà, carichi di lavoro squilibrati e presunte priorità concesse all’attività privata.

Secondo quanto riferito, sotto la direzione del primario del tempo si sarebbe creato “un clima di forte omertà” all’interno della struttura, accompagnato da gravi ritardi nella refertazione degli esami istologici, anche oncologici. Il medico afferma che il primario avrebbe prediletto l’attività libero professionale intra moenia rispetto a quella istituzionale, provocando un sistematico accumulo di casi da refertare e disservizi a danno del sistema pubblico.

La situazione sarebbe andata aggravandosi dal 2023, anche a causa della perdita di cinque dirigenti medici – quattro a Castelvetrano e uno a Trapani – senza che vi fosse una ridistribuzione efficace del carico di lavoro o una segnalazione formale alla Direzione generale. “Il direttore – si legge nel verbale – non informava i superiori delle criticità. La realtà era sommersa da un clima di terrore e silenzio”.

L’assenza di comunicazioni formali alla Direzione, secondo quanto riferito, avrebbe impedito al direttore generale Croce – oggi sospeso – di venire a conoscenza delle reali condizioni del reparto. Un episodio specifico viene citato nella memoria basata sulla testimonianza del medico quando al capo Dipartimento fu rappresentata la situazione critica, ricevendo in risposta che non poteva andare contro la volontà del direttore dell’Anatomia Patologica.

Il testimone racconta anche di una mancata trasparenza sugli obiettivi aziendali e di una gestione non ottimale del personale. Particolarmente significativo è il riferimento ad una mobilità disposta verso un ospedale di altra provincia siciliana nonostante la grave carenza di personale. Provvedimento che fu poi stoppato da Croce proprio in ragione dell’emergenza.

Alla luce di queste rivelazioni, la posizione del direttore sospeso Croce potrebbe trovare ulteriori elementi a sostegno della sua linea difensiva, fondata sull’inconsapevolezza dei fatti a lui contestati. Resta ora da capire se la magistratura vorrà approfondire il ruolo dell’ex primario e di altri dirigenti dell’ASP coinvolti nella catena gerarchica.

Intanto, sempre sul fronte giudiziario, il giudice del Lavoro di Trapani ha rigettato il ricorso presentato da Croce contro il decreto assessoriale con cui era stato sospeso per 60 giorni dalla sua funzione.

Il direttore generale ha sostenuto che il provvedimento interdittivo fosse illegittimo, evidenziando una presunta contraddittorietà tra il verbale ispettivo e la successiva relazione tecnica. Inoltre, ha precisato che le criticità rilevate risalivano a un periodo precedente alla sua nomina, avvenuta il 4 luglio 2024, e che aveva comunque attivato misure correttive come il reclutamento di personale e l’esternalizzazione del servizio.

Nel ricorso, Croce ha invocato anche un danno alla sua reputazione professionale e personale, paventando il rischio di essere esclusm dall’elenco nazionale degli idonei alla direzione delle Aziende sanitarie pubbliche. Da qui la richiesta al giudice del lavoro di sospendere con urgenza il decreto assessoriale.

Il giudice ha rigettato l’istanza cautelare con la quale si chiedeva la “sospensione della sospensione” per mancanza del requisito del periculum in mora, cioè del pericolo imminente e irreparabile che giustificherebbe l’intervento urgente del Tribunale.

Riguardo al rischio di esclusione dall’elenco nazionale dei direttori generali, il giudice ha ritenuto l’ipotesi priva di attualità e concretezza, considerando che non risulta alcun aggiornamento imminente di quell’elenco e che l’eventuale sospensione non comporta automaticamente la decadenza dai requisiti previsti.

Anche il danno d’immagine, secondo il giudice, non può giustificare la tutela cautelare urgente richiesta da Ferdinando Croce perché il clamore mediatico sarebbe precedente alla sospensione dall’incarico e collegato alle inefficienze dell’Azienda sanitaria. Inoltre, queste pregiudizio non sarebbe eliminato con la sola riammissione nell’incarico alla guida della ASP.

Articolo di Ornella Fulco

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