Home » Parto naturale o cesareo? Si può scegliere come partorire?

Oggi affrontiamo un tema tanto delicato quanto necessario: la depressione post partum. Lo facciamo partendo da un tragico fatto di cronaca che ha scosso l’opinione pubblica: una madre, in preda a un grave disagio psicologico, ha tolto la vita alla propria bambina di soli sette mesi, in provincia di Catania. Un caso estremo, ma che ci impone di riflettere su una condizione che troppo spesso viene confusa con la semplice stanchezza post-natale o ignorata del tutto.

Ne abbiamo parlato con il professor Antonio Maiorana, direttore dell’Unità Complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’ARNAS Civico di Palermo, che ha voluto condividere con noi competenza e dati fondamentali.

 

Che cos’è la depressione post partum?
La depressione post partum non va confusa con il cosiddetto baby blues, un fenomeno transitorio e piuttosto comune legato alla malinconia o al senso di smarrimento nei primi giorni dopo il parto. La depressione vera e propria è invece una malattia diagnosticabile, con sintomi chiari e potenzialmente devastanti: insonnia, perdita di appetito, senso di colpa, incapacità di prendersi cura del neonato e tendenza all’isolamento.

Cosa la provoca?
Il professor Maiorana ci spiega che alla base ci sono fattori ormonali (come il brusco calo di estrogeni e progesterone subito dopo il parto, e l’aumento della prolattina), ma non solo. È determinante anche il contesto socio-familiare: la mancanza di una rete di supporto, le difficoltà economiche o relazionali e lo stress accumulato possono aggravare una condizione già vulnerabile.

I numeri dello studio “Quando nasce un genitore
All’ARNAS Civico è in corso uno studio su oltre 1.100 donne. I primi dati parlano chiaro: il 25% mostra segni di depressione post partum, e il 2,7% presenta ideazioni suicidarie. Numeri che non possono essere ignorati. Il professore ci ricorda che anche i padri possono soffrire di depressione post partum, segno che non si tratta solo di squilibri ormonali ma anche di responsabilità emotive, sociali e psicologiche.

Quali segnali osservare?
Se una madre: non riesce a curarsi né a curare il bambino, piange spesso, tende a isolarsi, non ha appetito, manifesta un senso di inadeguatezza persistente, non va lasciata sola. Questi segnali devono attivare l’attenzione della famiglia e, ancora di più, del personale medico.

Un messaggio per tutti
Ai medici si chiede maggiore attenzione e l’adozione di strumenti di screening. Ai familiari, di ascoltare e osservare. Perché a volte, dietro un silenzio o una richiesta indiretta, si nasconde un grido d’aiuto che non può restare inascoltato.

La depressione post partum non è una colpa. È una malattia. Si può prevenire, si può trattare, e soprattutto: si deve riconoscere.

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