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Ritardi referti istologici all’Asp Trapani, Croce si difende: “Ereditato il caos, ora chiarezza in Procura”

Ferdinando Croce
Ferdinando Croce, direttore generale dell’Asp di Trapani, sospeso dalle sue funzioni a seguito di un’ispezione dell’Assessorato regionale alla Salute sui ritardi nelle refertazioni degli esami istologici, rigetta le accuse e parla apertamente di persecuzione amministrativa.

Una vicenda che si è fatta rapidamente caso nazionale, quella che ha coinvolto l’ASP di Trapani e il suo direttore generale, Ferdinando Croce, sospeso dalle sue funzioni a seguito di un’ispezione dell’Assessorato regionale alla Salute sui ritardi nelle refertazioni degli esami istologici.

Un problema che ha sollevato preoccupazioni sul funzionamento della Sanità pubblica e un intenso dibattito tra i cittadini, giustamente colpiti e allarmati da tali gravissime disfunzioni. Anche sul versante politico si sono susseguite prese di posizione da diverse parti.

Ma Croce, in una difesa articolata e documentata, inviata ai competenti uffici della Regione Siciliana, e per conoscenza il Ministero della Salute e alla Procura della Repubblica di Trapani, rigetta le accuse e parla apertamente di persecuzione amministrativa.

Il 28 marzo scorso la Regione Siciliana ha avviato ufficialmente il procedimento di decadenza dalla carica per Croce, motivandolo con presunti gravi ritardi nella gestione dei referti istologici dell’Unità Operativa Complessa di Anatomia Patologica. L’iniziativa ha fatto seguito ad una ispezione regionale del 3 marzo e a quella, successiva, del Ministero della Salute che ha visto coinvolto anche il NAS dei Carabinieri.

Le indagini si sono concentrate sulla tempistica nella consegna degli esiti diagnostici, con casi eclatanti, come quello della paziente oncologica di Mazara del Vallo che ha atteso oltre otto mesi per un referto. L’Assessorato regionale ha attribuito la responsabilità di questi disservizi ad una gestione inadeguata, contestando anche presunte omissioni di atti dovuti da parte del direttore generale.

In due corpose memorie difensive, Croce respinge punto per punto ogni addebito. Il manager sottolinea innanzitutto che molti dei disservizi risalgono a prima della sua nomina come direttore generale, avvenuta il 4 luglio 2024, e persino prima del suo incarico come commissario straordinario, iniziato il 1° febbraio dello stesso anno. Ricorda come i primi segnali ufficiali del problema siano documentati già dal giugno 2023, attraverso note e verbali interni dell’ASP che indicavano criticità note all’allora Direzione aziendale e sanitaria, ma mai formalmente trasmesse a lui dopo il suo insediamento.

Croce evidenzia, inoltre, come il sistema informativo in uso (ATHENA) non fosse stato impostato per generare alert automatici sui ritardi, su esplicita decisione dell’allora direttore dell’Anatomia Patologica Domenico Messina. Una scelta confermata nella documentazione tecnica inviata anche al Ministero.

Appena resosi conto della portata del problema, l’avvocato Croce ricorda di aver avviato una serie di azioni correttive. Tra queste, la stipula di convenzioni con l’Asp di Catania, il Policlinico di Palermo, l’Arnas “Garibaldi” di Catania e la società Oncopath per il supporto nella refertazione. La stessa Regione, dopo che la vicenda ha assunto rilevanza mediatica lo scorso marzo, ha attivato una task force regionale quando – secondo Croce – il grosso dell’arretrato (oltre 3.000 esami) era già stato preso in carico o smaltito proprio grazie alle sue iniziative.

I dati forniti nella memoria parlano chiaro con una riduzione progressiva dei tempi medi di refertazione: dai 144 giorni del luglio 2024 ai 15 giorni del febbraio 2025, in linea con i target previsti dalle linee guida ministeriali. Il 98% dei referti dei primi due mesi del 2025, afferma Croce, è stato consegnato entro i tempi previsti.

Una parte significativa della difesa si concentra su quelle che Croce definisce “inerzie e omissioni” da parte dell’Assessorato regionale alla Salute. In particolare, la mancata risposta alla richiesta ufficiale dell’ASP di Trapani del 18 luglio 2024 di autorizzare l’esternalizzazione del servizio, inviata a due diversi indirizzi PEC. Nessuna risposta formale è mai arrivata, e secondo Croce ciò ha ritardato l’adozione di soluzioni potenzialmente decisive già dall’estate 2024.

Curioso è il fatto che la Regione, mesi dopo, abbia ritenuto “superata” quella richiesta perché l’Azienda Sanitaria Provinciale aveva comunque stipulato una convenzione con Catania. Croce ribatte che le due iniziative erano complementari, non alternative, e che proprio il mancato riscontro regionale ha aggravato una situazione già delicata.

Croce non esita a parlare di fumus persecutionis, cioè di un intento persecutorio ai suoi danni. Sostiene che il procedimento ispettivo sia stato costruito ad arte, trascurando elementi che lo scagionerebbero e focalizzandosi solo su presunti errori commessi da lui, ignorando le responsabilità pregresse di altri dirigenti o le carenze strutturali del sistema. A supporto di questa tesi, il manager evidenzia come perfino il verbale conclusivo della visita ispettiva del 3 marzo riconoscesse la validità delle azioni adottate dalla Direzione strategica da lui guidata.

Un altro aspetto sul quale la memoria difensiva di Croce si sofferma è quello dell’allarme sociale che la Regione, in sostanza, attribuisce a comunicazioni falsamente rassicuranti che Croce avrebbe inviato al Ministero e ai parlamentari promotori delle interrogazioni. Sul tema, il manager ribatte che, invece, sono state effettuate dall’Assessorato “modificando il contenuto delle mie risposte”.

In attesa di conoscere gli sviluppi ufficiali del procedimento, resta l’eco mediatica e politica della vicenda. Sullo sfondo, ci sono i diritti dei pazienti, la responsabilità delle Istituzioni e l’efficienza del Sistema Sanitario Regionale. Mentre Croce attende un giudizio definitivo, la sua sospensione resta un elemento controverso: di giustizia amministrativa per alcuni, di capro espiatorio per altri.

Ornella Fulco

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