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Artrite: tipologie e diagnosi differenziale

Esistono oltre 100 tipologie di artrite, tutte accomunate dalla presenza di un processo infiammatorio a livello articolare. Vediamo quali sono quelle più conosciute.

di Melania Sorbera

Secondo i dati dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici – ANMAR, in Italia ci sono oltre 5 milioni di persone affette da questa condizione, circa il 10% della popolazione. Non è facile classificare le varie tipologie di artrite: spesso i criteri di suddivisione si differenziano o si sovrappongono parzialmente. Vediamo quali sono le più conosciute secondo l’Istituto Superiore di Sanità.

TIPOLOGIE DI ARTRITE

• Tra le forme più comuni vi è sicuramente l’artrite reumatoide: generalmente inizia a svilupparsi fra i 40 e i 50 anni di età, più tra le donne che tra gli uomini. Qui il sistema di difesa dell’organismo aggredisce determinate articolazioni, causando dolore e gonfiore. La sinovia o rivestimento esterno è la parte che viene colpita per prima. In seguito la malattia si estende all’articolazione, causando ulteriore gonfiore e modificandone la forma. Tutto ciò può portare alla rottura di ossa e cartilagini.
La spondilite anchilosante, è invece, una malattia infiammatoria a lungo termine che colpisce principalmente ossa, muscoli e legamenti della colonna vertebrale e può dar luogo a rigidità e fusione delle articolazioni. Altre complicazioni possono includere gonfiore a tendini, occhi o grandi articolazioni.
Le spondiloartriti sono delle tipologie di artriti che interessano la colonna cervicale, la colonna vertebrale e il bacino.
La fibromialgia è una malattia che causa dolori a livello dei muscoli, dei legamenti e dei tendini;
il lupus è una malattia autoimmune che può interessare diversi organi e tessuti del corpo;
la gotta è una tipologia di artrite causata da livelli eccessivi di acido urico nel corpo. L’acido si può accumulare nelle articolazioni, in particolar modo negli alluci. La gotta causa dolori anche intensi, arrossamento e gonfiore;
l’artrite psoriasica provoca l’infiammazione delle articolazioni e nel 30% dei casi circa colpisce le persone con psoriasi;
l’artrite enteropatica è una forma di artrite cronica, infiammatoria, associata alle Malattie infettive croniche intestinali, soprattutto le due più comuni: colite ulcerosa e morbo di Crohn. Circa 1 persona su 5 con malattia di Crohn o colite ulcerosa svilupperà l’artrite enteropatica. Le aree più comunemente affette da infiammazione sono le articolazioni periferiche e la colonna vertebrale;
l’artrite reattiva è una forma di artrite che può causare infiammazione alle articolazioni, agli occhi e all’uretra. Si sviluppa a breve distanza da un’infezione intestinale, del tratto urinario o, meno frequentemente, della gola;
l’artrite secondaria è una forma di artrite che può svilupparsi a seguito di un trauma articolare, e che a volte può comparire molti anni dopo l’evento traumatico;
la polimialgia reumatica è una condizione che colpisce soprattutto individui sopra i 50 anni. Causa dolori e rigidità muscolari, generalmente nell’area delle spalle e delle parti superiori delle gambe. Può anche essere causa di infiammazione delle articolazioni;
l’artrite settica è una forma di artrite associata ad un’invasione dello spazio articolare da parte di microrganismi in grado di causare malattie. In seguito all’invasione della membrana e del liquido sinoviale si verifica una risposta di tipo infiammatorio.

DIAGNOSI

I parametri più significativi a supporto della diagnosi delle artriti comprendono: i livelli della VES e della proteina C reattiva, entrambi indicativi di un aumentato stato infiammatorio generalizzato; la presenza di anemia; la possibile positività agli anticorpi anti-nucleo (ANA), il Fattore reumatoide e agli anticorpi anti-peptidi citrullinati (anti-CCP).

IL FATTORE REUMATOIDE

Riguardo al Fattore reumatoide va precisato che, all’esordio, è presente soltanto in circa la metà dei casi e, anche in seguito, non tutti i pazienti lo sviluppano. D’altro canto, molte persone risultano positive per il Fattore reumatoide per ragioni correlate non all’artrite, ma ad altre malattie: per esempio, le epatiti croniche da virus B o C, la sindrome di Sjögren o il lupus eritematoso sistemico.

Da solo, quindi, questo parametro non può essere ritenuto discriminante. Per valutare il danno articolare ed effettuare la diagnosi differenziale, dunque, è utile la radiografia delle zone che già presentano tumefazioni o segni di infiammazione.

L’esame radiografico all’esordio serve, inoltre, per avere un punto di riferimento per valutare la progressione della patologia nei controlli successivi e l’efficacia delle terapie intraprese per contrastarla. Per evidenziare le alterazioni articolari precoci bisogna, invece, avvalersi di indagini strumentali più sensibili, quali la risonanza magnetica e l’ecodoppler articolari, capaci di rilevare le erosioni ossee e cartilaginee fin dalle fasi iniziali.

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