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Come prendersi cura delle persone affette da Parkinson?

Quando le persone affette da Parkinson hanno dei caregivers, parenti o personale esterno che si prende quotidianamente cura di loro, devono organizzare la gestione dei farmaci, l’attività fisica, la dieta, nella speranza di migliorare una vita più serena.

Di Melania Sorbera

A prendersi cura di un familiare, un amico, affetto da Parkinson, a donare assistenza, comprensione, incoraggiamento nel 33% dei casi è una sola persona, per il 72% donna, per un terzo lavoratore. In base a questi dati statistici i coniugi in genere si prendono cura del loro partner, quando sono maschi, sono mariti e figli. L’80% di chi fornisce assistenza, lo fa in media per 4 ore al giorno, 7 giorni su 7. Quali suggerimenti possono adottare i caregivers quando si prendono cura di un paziente affetto di Parkinson? Una delle maggiori sfide è senz’altro quella di gestire gli impegni quotidiani senza trascurare le esigenze del familiare malato. Assistere un malato, infatti, può diventare psicologicamente e fisicamente frustrante. Quando l’impegno richiesto diventa eccessivo si ridurrà l’energia a disposizione, il buon umore e la capacità di far fronte ai problemi causando stress. E allora coraggio, è sicuramente necessaria la capacità nel riconoscere e anticipate l’insorgenza dei problemi, fronteggiare gli impegni facendo leva anche su un altro supporto adeguatamente formato. Occorre, innanzitutto evitare l’eccessiva autocritica. Incoraggiarsi. Sostituite i pensieri negativi con altri più razionali che tengano conto della realtà della situazione, riconoscendo l’impegno e i limiti di ognuno di noi, identificando possibili attività alternative o nuove prospettive.

Quanto sono importanti l’attività fisica e la dieta nella cura del paziente? Per il paziente, familiare o meno, che soffre di Parkinson entrambe queste attività sono molto importanti. L’attività fisica deve essere piacevole. Non deve necessariamente trattarsi di qualcosa che fanno gli altri pazienti. Deve essere qualcosa che piace al familiare, dal quale ha sempre tratto beneficio e dovrebbe essere fatto con costanza. Queste attività potrebbero essere: camminare, fare qualche esercizio all’aria aperta, nuotare. Per l’alimentazione è fondamentale tenere conto dell’assunzione dei medicinali. Poiché l’assorbimento della levodopa è duodenale e avviene subito dopo lo svuotamento dello stomaco, sarebbe meglio effettuare più pasti ridotti anziché due o tre pasti abbondanti nella giornata. I pazienti con fluttuazioni motorie possono concentrare tutte le proteine nel pasto della sera oppure distribuire uniformemente l’apporto proteico in tutti i pasti. Bisogna tenere conto del fatto che la proteina stimola la produzione di acido gastrico facilitando la digestione e molte persone anziane ne producono poco. La quantità totale giornaliera di proteine non dovrebbe superare gli 0,8 grammi per chilo di peso, circa 60 grammi per una persona di 75 chilogrammi. In generale la dieta dovrà essere ben bilanciata, è previsto anche un consumo moderato di vino. Sarebbe una buona regola controllare il peso corporeo circa una volta la settimana per verificare di non perdere peso.

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