Home » Covid-19, report monitoraggio regioni: “10 Regioni a rischio Alto. Terapie intensive in aumento”
Dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità i dati del Monitoraggio Regionale della Cabina di Regia, relativi alla settimana tra il 27 dicembre 2021 e il 2 gennaio 2022, presentati dal Prof. Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Il commento del Prof. Giovanni Rezza, Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute.

Roma, 7 gennaio 2022

Questa settimana peggiora sensibilmente la situazione epidemiologica nel nostro Paese e l’incidenza di casi di Covid-19 raggiunge ormai 1700 per 100.000 abitanti. Anche l’Rt mostra una tendenza alla crescita, siamo intorno a 1,43, quindi ben al di sopra dell’unità, e addirittura l’Rt ospedaliero è intorno a 1,3. Il tasso di occupazione dei posti di area medica e di terapia intensiva è, rispettivamente, al 21,6 e al 15,4%, quindi ben al di sopra della soglia di criticità. Questi dati mostrano che Omicron, sebbene in parte meno virulenta, è una variante estremamente contagiosa, ed è bene rallentarne la corsa. Per questo motivo è necessario mantenere dei comportamenti prudenti e, soprattutto, affidarsi alla dose di richiamo di vaccino per prevenire le forme più gravi di malattia“.

Lo afferma il Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Giovanni Rezza, commentando i dati del monitoraggio sullo stato epidemiologico nelle regioni d’Italia.

Punti chiave:

Si riporta una analisi dei dati relativi al periodo 27 dicembre 2021 – 2 gennaio 2022. Per i tempi che intercorrono tra l’esposizione al patogeno e lo sviluppo di sintomi e tra questi e la diagnosi e successiva notifica, verosimilmente molti dei casi notificati in questa settimana hanno contratto l’infezione nella seconda e terza decade di dicembre 2021.

Aumenta ancora più rapidamente l’incidenza settimanale a livello nazionale: 1098 per 100.000 abitanti (27/12/2021 –2/1/2022) vs 429 per 100.000 abitanti (20/12/2021 – 26/12/2021), dati flusso ISS. Questa tendenza trova conferma anche nel periodo più recente sulla base dei dati aggregati raccolti dal Ministero della Salute (1.669 per 100.000 abitanti nel periodo 31/12/21-06/01/22, dati flusso dati aggregati Ministero della Salute).

La fascia di età che registra il più alto tasso di incidenza settimanale per 100.000 abitanti è la fascia d’età 20-29 anni con un’incidenza pari a 2.144 per 100.000 abitanti, in aumento rispetto alla settimana precedente. Al momento, l’incidenza più bassa si rileva nelle fasce di età superiori agli 80 anni (302 x 100.000 abitanti) che presentano anche una maggiore copertura vaccinale sia con ciclo completo che con dose di richiamo.

Nel periodo 15 dicembre – 28 dicembre 2021, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,43 (range 1,23 – 2,0), in forte aumento rispetto alla settimana precedente e ben al di sopra della soglia epidemica. É in forte aumento anche l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (Rt = 1,3 (1,27-1,32) al 28/12/2021 vs Rt = 1,11 (1,08-1,13) al 20/12/2021. Per dettagli sulle modalità di calcolo ed interpretazione dell’Rt riportato si rimanda all’approfondimento disponibile sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 15,1% e in continuo e costante aumento rispetto alle settimane precedenti (rilevazione giornaliera Ministero della Salute del 4/01/2022); il numero di persone ricoverate passa da 1.126 (27/12/2021) a 1.392 (4/01/2022) con un incremento relativo del 26%. Anche il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale aumenta ed è pari al 20,3%. Il numero di persone ricoverate in queste aree è in aumento da 9.723 (27/12/2021) a 12.912 (4/01/2022) con un incremento relativo del 33%. Questo sta imponendo una revisione organizzativa delle prestazioni assistenziali erogate a favore dei pazienti COVID-19.

L’attuale scenario di crescita dell’utilizzo dei servizi ospedalieri osservato nelle ultime settimane, associato alle progressive evidenze che arrivano da altri Paesi Europei, rende necessario invertire rapidamente la tendenza per evitare condizioni di sovraccarico dei servizi sanitari, già oggi fortemente impegnati.

10 Regioni/PPAA sono classificate a rischio Alto, di cui 3 a causa dell’impossibilità di valutazione, 11 Regioni/PPAA risultano classificate a rischio Moderato secondo il DM del 30 aprile 2020. Tra queste, sei Regioni/PPAA sono ad alta probabilità di progressione a rischio Alto secondo il DM del 30 aprile 2020.

Quasi tutte le Regioni/PPAA riportano almeno una singola allerta di resilienza. Dieci Regioni/PPAA riportano molteplici allerte di resilienza.

In forte aumento il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (309.903 vs 124.707 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in forte diminuzione (16% vs 21% la scorsa settimana). È in aumento la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (50% vs 48%) e aumenta anche la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (34% vs 31%).

L’attuale situazione caratterizzata da elevata incidenza pari ad oltre 20 volte la soglia dei 50 casi settimanali per 100.000 abitanti non consente una puntuale mappatura dei contatti dei casi, come evidenziato dalla bassa percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento pari al 16% ed in continua e costante diminuzione.

L’epidemia si trova in una fase delicata e, in assenza di misure di mitigazione significative, un ulteriore rapido aumento nel numero di casi e nelle ospedalizzazioni nelle prossime settimane è altamente probabile. Alla luce della elevata incidenza e della circolazione della variante Omicron di SARS-CoV-2, è necessario il rigoroso rispetto delle misure comportamentali individuali e collettive, ed in particolare distanziamento interpersonale, uso della mascherina, aereazione dei locali, igiene delle mani e riducendo le occasioni di contatto ed evitando in particolare situazioni di assembramento.

Una più elevata copertura vaccinale, in tutte le fasce di età, anche quella 5-11 anni, il completamento dei cicli di vaccinazione ed il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo, con particolare riguardo alle categorie indicate dalle disposizioni ministeriali, rappresentano strumenti necessari a mitigare l’impatto soprattutto clinico dell’epidemia anche sostenuta da varianti emergenti.

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