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È boom delle pillole di iodio per proteggersi da un attacco nucleare

Il tutta Europa e in Italia è boom di vendite di pillole di iodio, le presunte pillole anti-radiazioni. Il “Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche”, è stato approvato qualche giorno fa dalla Conferenza italiana Stato-Regioni. In che modo lo ioduro di potassio potrebbe proteggerci dalle radiazioni? Facciamo il punto.

Di Melania Sorbera

In seguito ad un incidente nucleare è possibile che venga liberata nell’aria una grande quantità di iodio radioattivo, che può essere assorbito dall’organismo e che la tiroide non è in grado di distinguere da quello più stabile, ovvero sicuro, che introduciamo normalmente con l’alimentazione. Lo iodio presente nel nostro sangue viene prelevato continuamente dalla tiroide per la sintesi degli ormoni tiroidei. L’assunzione di ioduro di potassio, non impedisce allo iodio radioattivo di entrare in circolo nel nostro organismo ma se presente in concentrazioni elevate nel sangue può superare per quantità quello radioattivo, spiazzandolo, e riducendone così la frazione assorbita dalla ghiandola. La protezione sarebbe inutile però nel caso in cui le sostanze radioattive non contengano iodio ma altro, sarà il governo a dirlo. L’endocrinologo Pontecorvi del Gemelli di Roma, infatti, avverte: “Contro alcune sostanze radioattive” le pillole di iodio, dice “non servono a nulla“.  L’assunzione di pillole di iodio non può proteggere da elementi radioattivi diversi dallo iodio e, se questo non fosse presente, l’assunzione del farmaco non avrebbe alcuna efficacia protettiva, esponendo semplicemente il paziente al rischio dei suoi effetti collaterali. Tra questi si annoverano ad esempio: disturbi gastrointestinali, alleviati dall’assunzione in concomitanza con il cibo, reazioni allergiche potenzialmente anche gravi, eruzioni cutanee e infiammazione delle ghiandole salivari, che possono gonfiarsi. I pazienti affetti da dermatite erpetiforme e vasculite ipocomplementemica dovrebbero valutare con grande attenzione l’assunzione di potassio ioduro, perché spesso sono soggetti allo sviluppo di reazioni da ipersensibilità allo iodio. Altri soggetti che richiedono una valutazione personalizzata del rischio sono i pazienti affetti da: noduli alla tiroide e malattie cardiache, ed i minor misura i pazienti affetti da patologie tiroidee quali: gozzo multinodulare, morbo di gravestiroidite autoimmune.

Per quanto riguarda, invece, le alternative alle pillole di iodio, qualora queste non si trovassero in farmacia, nel caso di sale da cucina o alghe si raccomanda, di non assumerne in quantità maggiore perché non contengono una quantità sufficiente per impedire allo iodio radioattivo di entrare nella ghiandola tiroidea e potrebbero in ogni caso, causare gravi effetti indesiderati. L’assunzione di iodio a quantità elevate, infatti, deve sempre essere autorizzata dal governo nel caso in cui – secondo il Piano nazionale di emergenza radiologica e nucleare – l’evento scatenante avvenisse entro i 200 chilometri dalle coste italiane. In questo particolare caso, inoltre, la iodioprofilassi sarebbe garantita dal governo per i ragazzi, i giovani adulti e donne incinte, che oltre alla profilassi dovrebbero restare a casa non oltre i due giorni.

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