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Emofobia: da cosa dipende la paura del sangue?

Emofobia o paura del sangue è quella sensazione di ansia profonda e repulsione che si verifica alla vista del sangue. Ecco dei consigli per superarla.

di Melania Sorbera

Chi non ha sperimentato uno di questi sintomi, almeno una volta nella vita, alla vista del sangue proveniente dal proprio corpo o da quello altrui: pallore, nausea, mal di stomaco, sudorazione, capogiri, tremore, sensazione di astenia, sensazioni di distacco della realtà, ansia profonda, repulsione e malessere fisico, a volte abbassamento della pressione arteriosa e svenimento.

L’EMOFOBIA

Gli emofobi hanno paura del sangue. Cercano di evitare l’utilizzo di oggetti appuntiti, evitano di trovarsi in situazioni dove si potrebbe vedere il sangue perché soffrono di ansia anticipatoria. Più nello specifico, se si ha paura durante il prelievo di campioni di sangue, iniezioni di farmaci con siringa o visite mediche particolarmente invasive, si parla di “fobia del sangue, di iniezioni e ferite”. L’emofobia può insorgere a partire dagli 8 ai 15 anni quando solitamente le manifestazioni principali sono i forti pianti, il cercare di nascondersi o aggrapparsi forte al genitore oppure in età adulta.

LE CAUSE DELL’EMOFOBIA

La causa della fobia del sangue, tuttavia, non è chiara. Di solito, questa fobia dipende da fattori psicologici legati agli stati ansiogeni, potrebbe trattarsi anche di ipocondria, una condizione caratterizzata dalla paura o dall’idea di essere affetti da una grave malattia.

Alcuni studi ritengono che l’emofobia possa essere scatenata da eventi spiacevoli avvenuti nel passato, come i traumi vissuti in età infantile, che innescano uno stato di vulnerabilità psicologica nell’individuo che li sperimenta.

I CONSIGLI PER CONTENERE LA PAURA DEL SANGUE

Come per la maggior parte delle fobie, è consigliato chiedere un supporto psicologico, quando i sintomi perdurano per più di 6 mesi. Nel frattempo può essere utile seguire alcuni consigli per cercare di contenere la paura:

potrebbe essere utile, ad esempio, cercare di prendere in mano la situazione e guidare la paura stessa, scegliendo il giorno in cui effettuare il prelievo di sangue;

potrebbe essere utile iniziare a conoscere meglio la stessa composizione del sangue, svolgere una ricerca dapprima senza immagini, per poi passare a qualcosa che contenga immagini “soft”, quali per esempio immagini in formato clip art, o animate, per poi passare, eventualmente, ad immagini più realistiche; potrebbe essere utile, anche, visualizzare la paura per sconfiggerla. 

Cominciare a richiamare volontariamente, con la propria mente immagini contenenti l’oggetto della propria paura e se la paura dovesse far capolino, accoglierla senza evitare di scacciarla. Questa modalità potrebbe aiutare chi ne soffre a ridimensionare l’ansia in pochissimo tempo.

Può essere utile anche concentrarsi sul benessere che deriverebbe dall’aver domato la paura del sangue, sul risultato, quindi sull’efficacia del doversi sottoporre ad un prelievo o sulla medicazione di una ferita.

Bisogna anche tenere a mente che se la risposta del paziente al problema diventa fallimentare a partire dalle prime volte, il problema potrebbe prendere una piega difficile da controllare le successive volte. Affrontare la paura smorzandone l’intensità, quindi, è il modo migliore di agire fin da subito.

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