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I chirurghi bariatrici al XXIX Congresso SICOB: occorre riaffermare la centralità del paziente

Dopo un anno e mezzo che ha violentemente impattato sulle nostre vite, la SICOB torna con il congresso in presenza per riaffermare la sua capillarità sul territorio con 133 centri accreditati pronti ad accogliere i pazienti che devono riprendere il loro percorso di cura. Ribadendo il “no” ai centri improvvisati, i chirurghi della SICOB affermano l’importanza e la completezza della terapia multidisciplinare che con una rete di specialisti garantisce una perdita dell’eccesso di peso fino all’80% e soprattutto risultati duraturi nel tempo.

Firenze, 7 ottobre 2021

Occorre “rimettere al centro” i pazienti portatori di obesità e reindirizzarli verso un corretto percorso terapeutico, facilitando l’accesso ai 133 centri accreditati distribuiti in modo capillare su tutto il territorio. E’ questo l’obiettivo principale della SICOB, la Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità delle Malattie Metaboliche, tornata in presenza con il XXIX Congresso Nazionale in corso di svolgimento fino all’8 ottobre a Firenze. Presidente della SICOB è il Prof. Marco Antonio Zappa mentre il Congresso è presieduto dal Prof. Marcello Lucchese. I temi del Congresso spaziano dalle conseguenze del Covid sulla chirurgia bariatrica a temi più tecnici come la migliore definizione del percorso diagnostico terapeutico, i limiti di età e di BMI dei pazienti bariatrici, il passaggio da una chirurgia indifferenziata alla chirurgia tailored, il weight regain, il rapporto fra obesità e cancro, la malattia da reflusso gastroesofageo in chirurgia bariatrica, le procedure endoscopiche, la gestione delle complicanze e le urgenze in chirurgia bariatrica.

Il ritorno in presenza rappresenta un segnale molto importante per il pubblico a cui si rivolge la SICOB: la popolazione portatrice di obesità che in Italia comprende sei milioni di persone – il 10% della popolazione – mentre altri 25 milioni sono in sovrappeso. Questi numeri sono destinati a crescere anche a causa degli adolescenti con obesità infantile, che vede l’Italia al secondo posto in Europa. Inoltre, secondo i ricercatori ISTAT che hanno collaborato all’ultimo Rapporto sull’obesità italiana presentato di recente dall’Istituto Auxologico Italiano, nel Nord-ovest e nel Centro Italia la prevalenza di obesità si attesta al 10%, mentre nel Nord-est e nelle isole il valore raggiunge l’11,4%; maglia nera le regioni del Sud con il 12,4%. Se con il lockdown i disturbi alimentari sono aumentati almeno del 30%, per i portatori di obesità la gestione della “segregazione” è stata molto più complicata, soprattutto a causa dell’impossibilità di relazionarsi di persona agli specialisti che li seguono. Uscire dall’isolamento e ritrovare una “rete” di assistenza che li aiuti a riprendere il percorso verso una perdita di peso consistente e duratura rappresenta per il paziente portatore di obesità la reale fine di un incubo. 

Del resto è stata la totale dedizione ai pazienti con gravi problematiche ponderali che ha permesso alla SICOB di diventare sin dal 1997 una delle Società di chirurgia maggiormente accreditate nel nostro Paese. Oggi la SICOB conta più di 1000 iscritti ed è la seconda società chirurgica in Italia. I suoi centri sono distribuiti tra Nord, Centro, Sud e Isole, non hanno mai chiuso durante il lockdown e sono tutti convenzionati. E se con la pandemia è stato registrato un crollo degli interventi di chirurgia bariatrica del 30% con punte del 50% rispetto ai 25.000 interventi annui, ora è il momento di rimettersi in cammino verso una qualità di vita ottimale: “L’aver scelto la location per il nostro congresso al Centro Italia – afferma il Presidente della Sicob Marco Zappa – è un modo di unire  simbolicamente tutti i centri SICOB sul territorio affinchè chi ha bisogno di noi possa trovarci, soprattutto in questo momento post-pandemico che tanti chili ci ha lasciato. Basta cercarci sul sito www.sicob.org; la nostra mission è prendere in carico il paziente e seguirlo dall’inizio del percorso fino a molti anni dopo l’intervento di riduzione del peso. I portatori di obesità grave infatti hanno bisogno di un team multidisciplinare che li aiuti a gestire tutte le fasi dando loro la giusta motivazione soprattutto nei momenti di sconforto. Per questo i nostri team sono composti da psicologi, nutrizionisti, chirurghi, medici dello sport, cardiologi, endocrinologi, diabetologi ed altre figure altamente specializzate perché all’obesità severa sono legate anche altre patologie che possono diventare molto gravi”.

Questo è il segreto dei risultati duraturi degli interventi effettuati nei centri SICOB, come afferma il Presidente del Congresso Marcello Lucchese: “Solo il follow-up multidisciplinare negli anni garantisce un successo duraturo, perché il paziente nelle fasi successive all’intervento non deve perdere i suoi punti di riferimento che devono continuare a seguirlo per non perdere i risultati raggiunti. Non a caso il weight regain, l’eventuale recupero del peso, è uno dei temi centrali del nostro congresso di quest’anno, ed è importante che il paziente recepisca questo punto fondamentale. I centri SICOB non si fermano all’intervento, perché quest’ultimo è solo una tappa del percorso di cura”.

Anche i farmaci più innovativi possono dare un importante contributo al percorso terapeutico: “l’uso dei farmaci più moderni, che valorizzano la parte attiva del GLP-1, ormone intestinale aumentato da molti interventi chirurgici, è un’ulteriore risorsa che può essere molto utile nel sovrappeso e nelle forme di obesità lieve – continua il Prof. Diego Foschi, Presidente uscente della SICOB. I farmaci più avanzati hanno dimostrato una riduzione di peso a 1 anno che può arrivare al 10-15% del valore iniziale, molto buona per questi pazienti ma del tutto insufficiente per quelli con obesità grave, che devono essere candidati alla chirurgia bariatrica. Nel paziente chirurgico, gli analoghi del GLP-1 possono essere utili per migliorare la performance del paziente prima dell’intervento, perché anche una modesta riduzione di peso è importante, e per trattare i casi iniziali di weight regain che altrimenti rischiano di tornare al peso iniziale obbligandoci ad interventi di alta chirurgia

In Italia c’è ancora scarsa consapevolezza del fatto che il bisturi è un’“arma” in grado di allungare la vita e di assicurare una cura definitiva nell’80-90 % dei casi – conclude il Presidente ZappaL’obesità infatti provoca l’insorgenza di molte patologie gravi, come le malattie cardiocircolatorie, il diabete mellito di tipo 2 e l’insufficienza respiratoria. La chirurgia bariatrica, eliminando in maniera durevole il problema dell’eccesso di peso, risolve anche molti problemi metabolici che l’obesità aveva provocato. I numeri parlano da soli: per esempio, gli interventi di chirurgia dell’obesità fanno regredire il diabete mellito di tipo 2 in un’altissima percentuale di casi.Questo significa non prendere più farmaci per il diabete già da pochi giorni dopo l’intervento e prevenire tutte le complicanze della malattia. La chirurgia bariatrica può letteralmente salvare e cambiare la vita di un paziente”.

Marcello Lucchese, Diego Foschi, Marco Antonio Zappa

APPROFONDIMENTI

OBESITA’ E CANCRO, l’allarme lanciato dalla Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità: un problema troppo spesso sottovalutato. 

Di Marco Antonio Zappa, Presidente SICOB

“Nonostante il grado di malnutrizione esistente sul pianeta, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo causando ben 4 milioni di morti ogni anno, principalmente per complicanze cardiovascolari e tumori. Siamo di fronte a una vera e propria epidemia globale, tanto che l’OMS già nel 2001 ha coniato il temine “Globesity” per sottolineare la grave minaccia causata dall’aumento di peso corporeo negli esseri umani a livello mondiale.  Si tratta di un’epidemia che non accenna a rallentare, anzi cresce costantemente suscitando l’allarme della comunità medica e scientifica per tutto ciò che l’obesità porta con sé. Dal 1975 ad oggi l’obesità nel mondo è quasi triplicata. Nel 2016 oltre 1.9 miliardi (39%) di adulti erano sovrappeso; di questi, più di 650 milioni (13%) erano obesi, ma ciò che allarma maggiormente è che attualmente i più colpiti sono bambini e adolescenti. Nel 2019 circa 38 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni erano sovrappeso o obesi con un trend in salita.

Diversi studi hanno evidenziato che l’eccesso di peso non solo aumenta le possibilità di ammalarsi di cancro, ma anche di morire di questo. Chi è obeso rischia di sviluppare forme più aggressive e difficilmente curabili, così come ha maggiori probabilità di avere complicanze durante i trattamenti e sviluppare una recidiva dopo un precedente tumore. Nel mondo, l’impatto delle neoplasie correlate all’obesità, espresso come frazione attribuibile per la popolazione (PAF), è 11.9% negli uomini con particolare impatto sull’insorgenza dell’adenocarcinoma dell’esofago nel quale raggiunge il 33,3%, mentre nelle donne è 13.1% con maggior effetto sul tumore dell’endometrio (34%). Obesità e sovrappeso sono tra i fattori di rischio noti per i tumori di endometrio, ovaio, mammella, colon, retto, esofago, stomaco, rene, pancreas e mieloma multiplo. Questo aumentato rischio di sviluppare neoplasie risiede nel fatto che nelle persone obese è presente un’infiammazione cronica dei tessuti che alla lunga predispone alla trasformazione cancerosa delle cellule per effetto dell’incremento degli acidi grassi e dei radicali liberi che inducono mutazioni nel DNA. Il grasso, inoltre, è un deposito naturale di sostanze che favoriscono l’infiammazione e produce ormoni, come gli estrogeni, coinvolti nello sviluppo di vari tipi di tumori. In aggiunta, i pazienti con eccesso ponderale hanno nel sangue elevati livelli d’insulina e di fattori di crescita che svolgono un ruolo chiave nella relazione tra cibo e cancro aumentando la crescita e la proliferazione cellulare (soprattutto delle cellule tumorali).

Un altro responsabile dell’aumentato rischio di sviluppare neoplasie nel paziente obeso è l’alterazione della flora intestinale ovvero del Microbiota. L’obesità causa squilibri tra batteri “buoni” e batteri “cattivi” che comunemente abitano il tratto intestinale aumentando il danno cellulare e la crescita di cellule tumorali. Tutti questi meccanismi, sono tanto più lesivi quanto più è il tempo di esposizione ad essi, ecco perché l’obesità pediatrica e adolescenziale è associata ad un maggior rischio di insorgenza di neoplasia in età adulta. Nello scenario attuale, in assenza di un’azione immediata, i problemi sanitari legati all’obesità saranno quindi sempre più gravi e irreparabili.

Nella battaglia contro l’obesità, l’arma di efficacia ormai indiscussa è rappresentata dalla chirurgia bariatrica. Diversi studi scientifici hanno stabilito la sua superiorità rispetto alla dieta nel calo ponderale a lungo termine e recentemente è stata dimostrata la sua efficacia anche nel ridurre l’incidenza di cancro mammario, colico, endometriale, pancreatico, prostatico e di altri organi e apparati come fegato, ovaio, colecisti, tiroide, retto e mieloma multiplo. In particolare, i pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica hanno un rischio 5 volte ridotto di sviluppare tumori ormono-dipendenti (mammella, endometrio e prostata). Tra gli interventi bariatrici, il bypass gastrico, grazie al suo effetto metabolico, è quello associato alla maggior riduzione del rischio di sviluppare le suddette neoplasie.

Considerando quindi i dati finora pubblicati in letteratura internazionale, bisogna correre immediatamente ai ripari. L’obesità merita l’attenzione dei media che promuovano la consapevolezza della malattia tra la popolazione. E’ necessario creare delle campagne di prevenzione e fornire informazioni, aiuto e supporto alle persone sovrappeso e obese. Abbiamo bisogno di agire subito per fermare lo sviluppo di tumori collegati all’obesità e fare in modo che le allarmanti conseguenze di questa patologia non si riflettano sulle generazioni attuali e future”.

 

Obesità: il futuro è nei farmaci?

Di Diego Foschi, Presidente uscente SICOB

“L’approccio terapeutico all’obesità è per definizione multimodale e multidisciplinare: ogni paziente deve avere un trattamento personalizzato cui concorrono diversi specialisti, in relazione alla storia clinica e al grado di obesità. In questo contesto, ciò che finora è mancato è la terapia medico-farmacologica. A partire dalle anfetamine (proibite per gli effetti collaterali a livello cardiaco), gran parte dei farmaci utilizzati non hanno dato convincenti garanzie di efficacia e di sicurezza e sono stati poco utilizzati. Si è affermato così il concetto che la chirurgia bariatrica, capace di modificazioni funzionali dell’apparato endocrino presente a livello del tratto alimentare, fosse l’unica forma di terapia realmente efficace. In particolare si è molto insistito sulla capacità di modificare i livelli del GLP-1 (peptide 1 analogo del glucagone) uno degli ormoni intestinali in grado d’influire in un unico tempo sull’appetito, sullo svuotamento gastrico e sull’assetto metabolico, riducendo significativamente il peso e provocando la remissione dell’iperglicemia del diabete mellito di tipo 2.

In anni recenti sono stati sintetizzati farmaci capaci di agire a livello dei recettori per il GLP-1 riproducendone così gli effetti. La liraglutide è stata proposta (a dosi differenti) sia per ridurre il peso corporeo che per trattare il diabete. Come farmaco antiobesità, la Liraglutide è in grado di ridurre il peso corporeo del 6-8% e di mantenere il suo effetto anche a distanza superiore ad 1 anno. Sfortunatamente, la somministrazione per via parenterale e la non prescrivibilità a carico del SSN hanno fortemente limitato la sua diffusione.

Recentemente è comparso un nuovo farmaco agonista dei recettori GLP1 che può essere assunto anche per via orale con una potenza d’azione molto elevata. Si tratta della Semaglutide, farmaco che potrebbe avere una più agevole diffusione nella popolazione dei pazienti con obesità e costituire un ulteriore elemento utile nella terapia. La Semaglutide non potrà sostituire la terapia chirurgica che tradizionalmente viene riservata a persone con un’obesità di grado elevato ove la riduzione di peso del 10-15% (potenziale effetto della semaglutide) non sarebbe in grado di migliorare la qualità di vita del paziente, ma si affiancherà ad essa soprattutto nel trattamento dei pazienti con sovrappeso e complicanze metaboliche gravi, nella preparazione all’intervento chirurgico e probabilmente (mancano ancora studi di ampiezza significativa) nel trattamento del weight regain dopo chirurgia bariatrica. Un’arma in più nel trattamento dell’obesità che contiamo di utilizzare al meglio”.

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