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La notte russi? Può essere sintomo di una patologia vera e propria che predispone all’ictus

Il semplice abituale russamento può essere un campanello d’allarme e costituire il sintomo di una patologia vera e propria, la cosiddetta Sindrome delle Apnee nel Sonno.

Lo spiega la Dottoressa Nicoletta Reale, Presidente di A.L.I.Ce. Italia O.D.V. (Associazione per la lotta all’Ictus Cerebrale)


Roma, 1 Ottobre 2019

Chi non conosce qualcuno che russa? Spesso è proprio la persona con cui condividiamo il letto che non ci fa dormire o ci fa dormire male. Il russare non rappresenta una malattia ma si tratta di un problema sociale che investe il rapporto tra chi russa e chi con lui o lei condivide la quotidianità. Il semplice abituale russamento può essere un campanello d’allarme e costituire il sintomo di una patologia vera e propria, la cosiddetta Sindrome delle Apnee nel Sonno (OSAS – acronimo del termine inglese Obstructive Sleep Apnea Syndrome), con conseguenze plurime sulla qualità di vita delle persone.

Che cos’è l’OSAS? Si tratta di un disturbo respiratorio che si manifesta esclusivamente durante il sonno, caratterizzato da episodi ripetuti di ostruzione delle vie aeree superiori complete (apnea) o parziali (ipopnea). Tali pause respiratorie, di durata superiore a 10 secondi e spesso riferite dal partner, sono accompagnate da russamento abituale, risvegli improvvisi con sensazione di soffocamento, sonno notturno agitato, necessità di urinare spesso durante la notte, sensazione di bocca asciutta, cefalea al mattino e, in misura minore, sudorazione notturna eccessiva.

La qualità di vita di chi è affetto da Apnee Notturne risulta significativamente alterata: la riduzione frequente del livello di ossigeno nel sangue e la cattiva qualità del sonno possono provocare, come dimostrato da numerosi studi a livello internazionale, il rilascio degli ormoni dello stress che, come tali, si rendono responsabili, come fattore di rischio, se non addirittura causa, di malattie cardio e cerebrovascolari (ictus cerebrale, ipertensione arteriosa, fibrillazione atriale, infarto) e dismetaboliche (diabete, obesità). Non solo. È una patologia che, portando ad alterazione del sonno ristoratore della persona, può provocare sonnolenza diurna: basti pensare che i colpi di sonno alla guida causati da questo disturbo sono la causa del 7% dei circa 170mila incidenti stradali che si registrano ogni anno nel nostro Paese.

L’evidenza scientifica ci dice che, a causa di episodi ripetuti di apnea e quindi di ipossigenazione del sangue, si ha una maggiore predisposizione all’ictus e alle malattie cardiovascolari” dichiara il Dottor Beniamino D’Errico, esperto nella gestione dei soggetti OSAS certificato dalla Società Italiana di Pneumologia-IRS. Si attiva, infatti, il sistema nervoso simpatico, con un rilascio di “ormoni dello stress” (catecolamine), ma si verifica anche una produzione a cascata di proteine infiammatorie, che danneggiano progressivamente il rivestimento endoteliale, la parete interna, cioè, dei vasi sanguigni; ciò comporta una maggior aggregazione di piastrine che porta ad uno stress ossidativo e ad un ulteriore danno infiammatorio endoteliale vascolare. Ed è proprio questo stress ossidativo cronico con conseguente danno delle pareti dei vasi arteriosi che, nei pazienti con OSAS, può provocare l’ictus”.

In molti casi la sindrome non viene presa in considerazione e quindi non è diagnosticata: non esistono esami del sangue utili a tal fine e, per tale motivo, sia pur con termine improprio, si parla di “epidemia nascosta”. La maggior parte dei pazienti che soffrono di apnee notturne non sa, pertanto, di essere malata, proprio perché il disturbo si presenta durante il sonno. I dati epidemiologici, risalenti al 1993, riferiscono una prevalenza della patologia del 2% per le donne e del 4% per gli uomini, ma studi recenti (Lancet Respir Med 2015 April: 3(4): 310-318) basati sull’esame polisonnografico in 2.121 soggetti facenti parte di una popolazione di persone apparentemente asintomatiche hanno messo in evidenza dati allarmanti: con i nuovi criteri diagnostici, infatti, la prevalenza di OSAS moderata è stata trovata nel 23-24% delle donne e nel 50% circa degli uomini.

Il russamento deve quindi essere “intercettato” al più presto, in quanto possibile spia della presenza di OSAS: sarà poi il paziente che, così allertato, potrà liberamente scegliere di approfondire l’indagine diagnostica e, in caso di conferma, accedere alle cure. La prevenzione, l’identificazione e la cura dell’OSAS è di competenza di diverse figure professionali, dal medico di medicina interna, allo pneumologo, dal neurologo all’otorinolaringoiatra, dal logopedista all’odontoiatra. Al primo campanello di allarme, è comunque consigliabile rivolgersi subito al proprio medico di famiglia.

La Sindrome delle Apnee nel Sonno – dichiara la Dottoressa Nicoletta Reale, Presidente di A.L.I.Ce. Italia O.D.V. (Associazione per la lotta all’Ictus Cerebrale) – costituisce una problematica sociale e di salute pubblica che occorre venga presa in seria considerazione. È necessario intervenire preventivamente per impedire che una sua sottovalutazione e, quindi, un suo rilevamento diagnostico ritardato possano portare a gravi complicanze che possono interferire negativamente sulla qualità della vita di chi ne è affetto, con maggiori costi, inoltre, per il Sistema Sanitario Nazionale. Solo sensibilizzando e facendo conoscere a fondo il problema, lo si può individuare e affrontare adeguatamente, evitando così tutte le possibili conseguenze su salute e qualità di vita”.

Sono molte le iniziative che, nel corso dell’anno, vengono realizzate per formare ed informare sia la popolazione sia gli addetti ai lavori su questa patologia che sta assumendo dimensioni epidemiologiche tali da comportare conseguenze sanitarie, sociali ed economiche di notevole rilevanza.

Nel giugno 2019, grazie alla sensibilità politica dell’On. Rossana Boldi, vice Presidente Commissione Affari Sociali, è stata presentata alla Camera dei Deputati la risoluzione 7/00172 in base alla quale si chiede di inserire l’OSAS nell’elenco delle patologie croniche e nei LEA, facilitando in questo modo l’accesso a diagnosi e terapia e ponendo le basi per un approccio clinico uniforme a livello nazionale.

Contemporaneamente A.L.I.Ce. Italia O.D.V. auspica che venga promossa e avviata una campagna informativa per la prevenzione, la diagnosi e la cura dell’OSAS, sia in età pediatrica che adulta, al fine di rendere i Cittadini maggiormente consapevoli, oltre che sulle conseguenze che tale sindrome comporta quale fattore di rischio per lo sviluppo di altre patologie, anche sulla capacità di successo delle terapie esistenti.

Per maggiori informazioni www.aliceitalia.org.

 

Terza causa di morte, prima di invalidità e seconda di demenza, l’ictus cerebrale è una malattia grave e disabilitante che colpisce ogni anno nel mondo circa 15 milioni di persone e nel nostro Paese circa 150.000; quelle che sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi almeno 800.000. Fondamentale per la prevenzione è la adeguata consapevolezza da parte dei cittadini dei fattori di rischio che da soli o, ancora di più, in combinazione tra di loro aumentano la possibilità di incorrere in un ictus: ipertensione arteriosa, obesità, diabete, fumo, sedentarietà ed alcune anomalie cardiache e vascolari. Le nuove terapie della fase acuta (trombolisi e trombectomia meccanica) possono evitare del tutto o migliorare spesso in modo sorprendente questi esiti, ma la loro applicazione rimane a tutt’oggi molto limitata per una serie di motivi. I principali sono rappresentati dalla scarsa consapevolezza dei sintomi da parte della popolazione, dal conseguente ritardo con cui chiama il 112 e quindi arriva negli ospedali idonei, dal il ritardo intra-ospedaliero e, infine, dalla mancanza di reti ospedaliere appropriatamente organizzate.

A.L.I.Ce. Italia O.D.V., fondata nel 1997, è una Federazione di associazioni di volontariato diffuse su tutto il territorio nazionale, oltre 80 tra sedi e sezioni regionali e locali, le quali, pur autonome e indipendenti nelle proprie attività, collaborano al raggiungimento di comuni obiettivi statutari a livello nazionale, tra cui: diffondere l’informazione sulla curabilità della malattia, sul tempestivo riconoscimento dei primi sintomi e sulle condizioni che ne favoriscono l’insorgenza anche attraverso i media; sollecitare gli addetti alla programmazione sanitaria affinché provvedano ad istituire centri specializzati per la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione delle persone colpite da ictus e ad attuare progetti concreti di screening; tutelare il diritto dei pazienti ad avere su tutto il territorio nazionale livelli di assistenza, uniformi ed omogenei.

Loro peculiarità è quella di essere le uniche ad essere formate da persone colpite da ictus, dai loro familiari e caregiver, da neurologi e medici esperti nella diagnosi e trattamento dell’ictus, medici di famiglia, fisiatri, infermieri, terapisti della riabilitazione, personale socio-sanitario e volontari. Sono associazioni senza scopo di lucro, democratiche, apolitiche.

A.L.I.Ce. Italia è membro della WSO, World Stroke Organization e di SAFE, Stroke Alliance for Europe, organizzazioni che riuniscono le Associazioni di persone colpite da ictus a livello mondiale ed europeo, diffondendo linee guida per la prevenzione, la miglior cura e la riabilitazione dell’ictus, oltre che delle Società Scientifiche ISO, Italian Stroke Organization ed ESO, European Stroke Organization.

Nel 2016 A.L.I.Ce. Italia ha promosso la costituzione dell’Osservatorio Ictus Italia insieme all’Intergruppo Parlamentare sui Problemi Sociali dell’Ictus, ISO, ESO, ISS – Dipartimento Malattie Cardiovascolari, Dismetaboliche e dell’Invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità e SIMG – Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie.

L’Osservatorio opera per favorire una maggiore consapevolezza sulle problematiche legate all’ictus a livello istituzionale, sanitario-assistenziale, scientifico-accademico e sociale, in particolare sulle modalità di prevenzione e di cura di tale devastante malattia e si pone, come obiettivo condiviso, quello di far adottare in tutto il Paese criteri scientificamente basati e uniformi in materia.

Nel novembre 2017, grazie all’azione di A.L.I.Ce. Italia e dell’Intergruppo Parlamentare sui Problemi Sociali dell’Ictus, la XII Commissione Affari Sociali della Camera, ha approvato la Risoluzione sulla diagnosi e la prevenzione dell’Ictus cerebrale: Governo e Parlamento sono chiamati a promuovere e sostenere il più appropriato e avanzato sistema di cura per l’ictus su tutto il territorio nazionale.

A.L.I.Ce. Italia, promotrice e in prima linea fin dall’inizio nel contribuire alla definizione di questo documento di straordinaria rilevanza, ha il compito di stimolare e monitorare l’impegno dei servizi sanitari regionali nell’applicazione e nella rapida implementazione organizzativa delle misure specifiche, declinate in 19 punti, la cui attuazione è stata già promossa a livello del Governo nazionale.

Nel dicembre 2018, l’Osservatorio Ictus ha presentato alla Camera i risultati del “Rapporto sull’Ictus in Italia. Una fotografia su prevenzione, percorsi di cura e prospettive”, che offre per la prima volta una descrizione completa della patologia nel nostro Paese.

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