Home » Morta per un tumore non diagnosticato, medico rinviato a giudizio, rito abbreviato per altri 3

Quattro chirurghi dell’ospedale Barone Lombardo sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo nel caso della morte della signora Febbronia Cirami, 69 anni, per un tumore non diagnosticato. Il procedimento sarà svolto con rito abbreviato per tre di loro.

Il giudice Stefano Zammuto del tribunale di Agrigento ha deciso di rinviare a giudizio il chirurgo dell’ospedale di Canicattì, Antonio Limblici, 33 anni, accusato di omicidio colposo nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Febbronia Cirami, la sessantanovenne deceduta il 12 marzo 2020 all’ospedale di Agrigento, dove era stata trasferita a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute.

La prima udienza del processo è stata fissata per il 12 aprile davanti al giudice Alessandro Quattrocchi. Altri tre medici dello stesso reparto hanno optato per il giudizio abbreviato, con l’udienza prevista per l’8 marzo. Questi medici sono Fabrizio Cremona, 35 anni, Alfonso Maurizio Maiorana, 67 anni e Mauro Ettore Zanchi, 59 anni.

Secondo l’accusa del pubblico ministero Chiara Bisso, la paziente sarebbe stata sottoposta a un intervento chirurgico alla colecisti nonostante avesse un quadro clinico complesso dovuto a un tumore non diagnosticato, evidenziato chiaramente da una Tac. L’operazione avrebbe provocato lesioni fatali al fegato della donna. Dopo un’indagine iniziale su altri medici dell’ospedale San Giovanni di Dio, la Procura ha deciso di concentrare le responsabilità solo sui chirurghi che hanno eseguito l’intervento.

La vicenda ha avuto origine da una denuncia presentata dai familiari della donna tramite il loro avvocato, Calogero Meli. La donna si era presentata al pronto soccorso dell’ospedale di Canicattì il 21 gennaio 2020 lamentando forti dolori addominali. Nonostante fossero stati diagnosticati dei calcoli alla cistifellea, fu dimessa con la programmazione dell’intervento per fine mese. Tuttavia, la donna tornò in ospedale pochi giorni dopo per nuovi dolori.
Questa volta la donna viene ammessa in ospedale e si sottopone ad accertamenti. Tuttavia, secondo quanto riportato dalla stessa, la Tac viene eseguita solo quattro giorni dopo. Dopo ulteriori esami, viene pianificato l’intervento chirurgico. Nei giorni successivi, il figlio della donna nota una perdita di sangue. Di conseguenza, la paziente viene trasferita all’ospedale San Giovanni di Dio. Le sue condizioni peggiorano e, dopo alcuni giorni di coma, purtroppo viene a mancare.

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