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Sclerosi Multipla: la terapia con il trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche

Per le forme più aggressive di sclerosi multipla arriva il trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche. “Il trattamento porta in molti casi un miglioramento duraturo nel tempo”, lo ha rivelato uno studio pubblicato sulla rivista “Neurology”, coordinato dal Policlinico San Martino di Genova, l’Università di Genova e co-finanziato dalla Fondazione di AISM. 

di Melania Sorbera

Per spiegare questa nuova terapia partiamo dalle cellule staminali, cosa sono? Nell’uomo esistono ben diverse fonti accessibili di cellule staminali, le più utilizzate sono: il midollo osseo, il tessuto adiposo e il sangue.

Altre cellule staminali le troviamo nel cervello, nello strato più profondo della pelle, nel derma, nella polpa dentaria. Le cellule staminali emopoietiche si trovano all’interno del midollo osseo e nel sangue del cordone ombelicale al momento della nascita, sono cellule non ancora completamente differenziate e proprio per questo sono denominate “pluripotenti”, ossia capaci di dare origine a tanti tipi cellulari diversi, a tutte le cellule del sangue e del sistema immunitario: globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. I globuli rossi sono deputati al trasporto di ossigeno in tutto il corpo grazie ad una proteina in essi contenuta in grandi quantità, chiamata emoglobina; le piastrine collaborano al processo emostatico prevenendo le emorragie; i globuli bianchi, presenti sia nel sangue che in altri tessuti, proteggono l’individuo dalle infezioni.

La produzione di cellule del sangue avviene in continuo, esse vivono nell’organismo per un determinato periodo di tempo e poi muoiono, mentre le cellule staminali emopoietiche si rinnovano di continuo e non muoiono mai. Da qui, la forza delle cellule staminali. I risultati dello studio condotto dall’Università di Genova e dal Policlinico San Martino, co-finanziato anche da AISM con la sua Fondazione hanno confermato l’efficacia dell’uso delle cellule staminali anche in questo campo.

Lo studio ha analizzato i dati di tutti i pazienti con una forma aggressiva di sclerosi multipla, sottoposti ad un trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche in Italia dal 1998 al 2019, con un  un follow up medio di circa 6 anni e ha visto che i risultati durano nel tempo. Il trapianto autologo di cellule staminali è avvenuto nelle forme di sclerosi multipla particolarmente aggressive, quelle che hanno la caratteristica di non rispondere alle terapie tradizionali e resistere nel tempo. Per eliminare l’infiammazione del sistema nervoso che caratterizza la sclerosi multipla, la procedura è stata utilizzata per effettuare un’intensa immunosoppressione iniziale,  seguita da una re-infusione delle cellule staminali ematopoietiche precedentemente raccolte dal paziente stesso, necessarie alla formazione di un nuovo sistema immunitario, più tollerante e meno aggressivo.

I dati hanno dimostrato che oltre il 60% dei pazienti non ha avuto un aggravamento della disabilità dopo 10 anni dal trapianto e in molti casi si è osservato anche un miglioramento del quadro neurologico duraturo nel tempo.

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