Home » Una tecnica ormai consolidata per gli interventi chirurgici: la circolazione extracorporea

Una tecnica ormai consolidata per gli interventi chirurgici: la circolazione extracorporea

Secondo la Società Italiana di Chirurgia Cardiaca sono più di 450 mila ogni anno gli interventi in circolazione extracorporea in Italia, una  tecnica utilizzata anche da Silvio Berlusconi nel 2016 per un intervento al cuore.

Di Melania Sorbera

La circolazione extra-corporea è un dispositivo biomedicale che consente interventi a “cuore aperto” affidando temporaneamente la funzione cardiaca e polmonare ad una macchina extracorporea appunto. Una terza via di circolazione.

La terapia medica e lo stile di vita dei pazienti sono sicuramente migliorati e l’impiego di procedure percutanee è aumentato in modo considerevole, nell’ambito delle opzioni terapeutiche per le malattie cardiovascolari sono entrati nuovi mezzi di trattamento che non erano presenti 10 anni fa. In alcuni interventi, infatti, può essere necessario fermare la circolazione extracorporea per brevi periodi di tempo. Durante questa fase di assenza di circolo, però, è fondamentale proteggere il cervello da eventuali danni di tipo ischemico e i reni da danni conseguenti. Il sangue viene prelevato dall’atrio destro o dalle vene cave del cuore e deviato verso la macchina cuore-polmoni, dove viene filtrato, ossigenato e restituito al paziente a livello del tratto più distale dell’aorta ascendente. Attraverso l’utilizzo di alcune soluzioni speciali si procede a fermare il cuore e a proteggere le sue cellule e il suo metabolismo quando nella fase centrale dell’intervento non viene irrorato di sangue. Al termine dell’intervento si perfonde nuovamente il cuore che ricomincia a battere. Quindi si sospende gradualmente la circolazione extracorporea, consentendo al cuore e ai polmoni di riprendere il loro normale lavoro. C’è oggi una metodica di perfusione affidabile e sicura con un rischio di complicanze in generale estremamente basso.

La circolazione extracorporea non viene utilizzata solamente durante gli interventi di cardiochirurgia, ma ha largo utilizzo anche all’interno di sale operatorie che eseguono trapianti oppure in chirurgia toracica per pazienti affetti da tumore. La macchina è stata ideata per la prima volta da John Heysham Gibbon, cardiochirurgo statunitense, noto anche per aver effettuato il primo intervento a cuore aperto mentre lo scienziato sovietico Sergej Sergeevič Brjuchonenko aveva sviluppato una forma primitiva di macchina cuore-polmone per perfusione totale del corpo nel 1926.

1 commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pubblicità

Canali 15 e 81 del DGTV in Sicilia

Pubblicità