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Atrofia Muscolare Spinale, prima causa genetica di morte in Italia: necessario estendere screening

Secondo gli esperti è indispensabile diagnosticare la SMA e iniziare il trattamento il più presto possibile per arrestare la perdita irreversibile di motoneuroni e la progressione della malattia.

Considerata la principale causa genetica di morte infantile, l’atrofia muscolare spinale (SMA) è una rara malattia genetica neuromuscolare causata dalla mancanza di un gene SMN1 funzionante, con una conseguente perdita rapida e irreversibile di motoneuroni, che compromette le funzionalità muscolari incluse respirazione, deglutizione e il movimento di base. In Italia è stimata un’incidenza di 1 caso su 10.000 nati vivi, pertanto si stima che ogni anno nascano circa 40/50 bambini con la SMA, mentre in Europa ogni anno ne nascono circa 550-600. Se non trattata, la SMA di Tipo 1 determina la morte o la necessità di ventilazione permanente entro i due anni di età in oltre il 90% dei casi. Oltre il 30% dei pazienti con SMA di Tipo 2, inoltre, muore entro i 25 anni. Secondo gli esperti, dunque, è indispensabile diagnosticare la SMA e iniziare il trattamento il più presto possibile per arrestare la perdita irreversibile di motoneuroni e la progressione della malattia. Questo è particolarmente critico nella SMA di Tipo 1, nel corso della quale la degenerazione dei motoneuroni inizia prima della nascita e si intensifica rapidamente. Se n’è discusso oggi nel corso di un evento online dal titolo ‘Atrofia muscolare spinale: l’innovazione della terapia genica e le sfide dello screening neonatale’, promosso dall’Associazione Famiglie SMA.

Ma su un punto, in particolare, hanno concordato gli esperti: è necessario affrontare la causa genetica dell’atrofia muscolare spinale intervenendo direttamente sulla funzione del gene mancante o non funzionante. “È questa – hanno sottolineato – l’innovazione terapeutica che oggi, con la prima e unica terapia genica per la SMA, consente di mettere a disposizione di medici e pazienti una soluzione in grado di fornire un significativo beneficio clinico e di guardare al futuro con maggiore speranza“.

Se fino a qualche anno fa infatti il trattamento della SMA era esclusivamente sintomatico, basato su approcci multidisciplinari e finalizzato a migliorare la qualità di vita dei pazienti, oggi ancor di più con l’arrivo della prima terapia genica, che interviene sulla causa genetica della patologia, diventa fondamentale che l’innovazione terapeutica sia accompagnata da una diagnosi e un trattamento precoce: è dunque necessario riconoscere tempestivamente la SMA, poiché la degenerazione dei motoneuroni inizia prima della nascita, si intensifica rapidamente e si tratta di un processo che non può essere invertito.

L’atrofia muscolare è una malattia di tipo degenerativo che nei casi più gravi impedisce al bambino di reggere autonomamente la testa, di deglutire o di compiere i normali progressi fisici e motori e può interferire anche con le funzioni respiratorie – ha spiegato Eugenio Mercuri, direttore della UOC di Neuropsichiatria Infantile al Policlinico universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma – La terapia genica per la SMA rappresenta una grandissima innovazione, ma è necessario che venga accompagnata da diffusi programmi di screening neonatale, in modo che la patologia possa essere diagnosticata precocemente e che il trattamento possa essere avviato il più presto possibile. È infatti fondamentale intervenire con tempestività anticipando la perdita dei motoneuroni nei pazienti, poiché si tratta di un processo irreversibile“. Nuovi dati clinici presentati nel corso della conferenza clinica e scientifica virtuale 2021 della Muscular Dystrophy Association (MDA Virtual Clinical and Scientific Conference), intanto, hanno evidenziato proprio l’importanza di identificare e trattare la SMA il prima possibile.

In contrasto con la storia naturale di questa malattia devastante, i bambini trattati pre-sintomaticamente con onasemnogene abeparvovec nel corso dello studio di fase III SPR1NT hanno raggiunto traguardi motori appropriati all’età rientranti nei parametri di normale sviluppo definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, inclusa la capacità di stare seduti o in piedi, e quella di camminare – hanno fatto sapere gli esperti – erano in grado di alimentarsi esclusivamente per bocca e non hanno avuto bisogno di alcun supporto ventilatorio. Non sono stati inoltre segnalati eventi avversi gravi legati al trattamento nel corso dello studio SPR1NT“. Il momento della diagnosi però è sempre delicato e in questo gioca un ruolo fondamentale il coinvolgimento che l’intero nucleo familiare avrà nella gestione della patologia, a partire proprio dal momento della scoperta della patologia: “Per questo motivo oggi più che mai hanno assunto un ruolo centrale le comunità dei pazienti, le associazioni, un vero e proprio punto di riferimento per le famiglie e accompagnarle in questo percorso – ha detto Anita Pallara, presidente Famiglie SMA – Nell’ottica di intervenire tempestivamente gioca un ruolo fondamentale proprio una corretta e precoce diagnosi e sarà importante nei mesi a seguire trovare il modo di implementare su tutto il territorio nazionale in maniera omogenea programmi di screening neonatale“.

Lo screening neonatale è uno dei “più importanti programmi di medicina preventiva pubblica, attivo in Italia dal 1992 – ha aggiunto Pallaraad oggi solo poche regioni hanno incluso la SMA tra le patologie che è possibile diagnosticare in fase pre-sintomatica mediante la ricerca del difetto genetico. Nei prossimi inoltre mesi verranno avviati studi pilota in Piemonte e Liguria“.

Sempre secondo gli esperti, onasemnogene abeparvovec potrà fornire, su un orizzonte temporale di lunga durata, un “importante beneficio clinico per i pazienti affetti da SMA in termini di miglioramento delle funzioni muscolari, comprese quelle coinvolte nella respirazione, nella deglutizione e nei movimenti motori di base“. Dopo l’approvazione della rimborsabilità da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), avvenuta lo scorso marzo, onasemnogene abeparvovec ha ricevuto il via libera alla commercializzazione ed è adesso disponibile: la prima terapia genica per l’atrofia muscolare potrà quindi essere utilizzata per il trattamento di pazienti SMA di tipo 1 diagnosticati clinicamente e fino a 13,5 Kg e pazienti pre-sintomatici (e fino a 2 copie del gene SMN2).

La terapia agisce infatti sostituendo direttamente la funzione del gene mancante o non funzionante SMN1 e si somministra una sola volta nella vita del paziente per via endovenosa. Novartis ha anche annunciato l’intenzione di avviare SMART, uno studio clinico globale di fase III condotto per valutare la sicurezza e l’efficacia di Zolgensma (onasemnogene abeparvovec) nei bambini con atrofia muscolare spinale (SMA) di peso compreso tra =8,5 kg e =21 kg, in seguito a una singola somministrazione di un’infusione endovenosa. I nuovi dati clinici integreranno le evidenze emergenti dalla pratica clinica ed espanderanno l’utilizzo di questa terapia innovativa nell’Unione Europea e in Canada, dove l’approvazione regolatoria include indicazioni sul dosaggio per neonati e bambini fino ai 21 kg di peso. “La disponibilità di Zolgensma nel nostro Paese rappresenta una straordinaria novità che consentirà ai medici di avere una soluzione terapeutica in grado di intervenire sulla causa genetica della patologia attraverso una terapia che si somministra una sola volta nella vita – ha commentato Filippo Giordano, General Manager di Novartis Gene Therapies – Con oltre 1000 pazienti trattati finora in tutto il mondo, è stato possibile constatare l’impatto rivoluzionario della terapia: lo studio globale SMART, che sarà avviato proprio al fine di valutare la sicurezza e l’efficacia della terapia anche per pazienti con peso fino ai 21 Kg, amplierà le evidenze cliniche e potrà fornire alla comunità SMA dati preziosi sul suo utilizzo anche per questa fascia di pazienti. Si tratta di un’ulteriore tappa significativa che sottolinea il costante e progressivo impegno di Novartis per essere al fianco dei pazienti e delle loro famiglie“.

 

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