Cancro al seno. I test genomici non sono per tutti, soprattutto al sud. Negli ultimi tre mesi del 2021, ben quattro centri di senologia su 10 non sono riusciti a effettuare i test genomici. Lo rivela una ricerca di SenoNetwork.
Ne parliamo a Salute Pubblica con il Prof. Lucio Fortunato del Consiglio Direttivo Senonetwork e Direttore Breast Unit Ospedale S. Giovanni Addolorata Roma. In studio con Rosa Maria Di Natale ci sono il prof. Paolo Vigneri, associato Oncologia- Policlinico Catania e il dott. Orazio Pennisi, senologo di Asp 3 di Catania.
CANCRO AL SENO E TERAPIE MIRATE
Il cancro al seno è una delle patologie oncologiche più diffuse in Italia. Secondo l’ultimo rapporto dell’AIOM, nel nostro Paese sono state circa 55mila le nuove diagnosi di tumore alla mammella. Una delle sfide maggiori che medici e pazienti devono affrontare è individuare la terapia più efficace per la singola paziente, evitando al contempo effetti collaterali indesiderati.
TEST GENOMICI PER IDENTIFICARE LA TERAPIA MIGLIORE NEL CASO DI CANCRO AL SENO
In questo contesto, i test genomici rappresentano un’innovazione importante che permette ai medici di identificare con maggiore precisione le pazienti che possono ricorrere con successo alla chemioterapia dopo intervento di cancro al seno.
La scelta della terapia va infatti individuata caso per caso e il test genomico è in grado di identificare la biologia individuale del tumore e di fornire preziose informazioni in merito all’aggressività nello stesso allo stadio precoce oltre alla sua capacità di crescere e diffondersi.
Purtroppo, i test genomici non sono ancora disponibili per tutte le pazienti, soprattutto al Sud, dove sono ancora molti i centri di senologia che non hanno la possibilità di prescrivere i test gratuitamente alle pazienti che ne potrebbero beneficiare.
Secondo i dati emersi dal sondaggio realizzato da Seno Network Onlus, la rete delle Breast Unit, negli ultimi 3 mesi del 2021, ben 4 centri italiani di senologia su 10 non sono riusciti a effettuare i test genomici perché ne erano privi. È ancora oggi è un centro su 4 a non avere questa possibilità.
Ciò comporta un danno delle donne aggredite da cancro al seno che finiscono per ricevere la chemioterapia anche quando non sarebbe necessaria.
Nell’estate del 2021 era stato sbloccato un fondo da 20 milioni dedicato proprio alla diffusione gratuita su tutto il territorio, ma la causa del disservizio va ricercata nei tempi burocratici delle regioni.
Non tutte hanno seguito tempestivamente la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo ministeriale e, come se non bastasse, anche alcune regioni che hanno pubblicato le delibere non stanno utilizzando le risorse in attesa della conclusione dei bandi di gara.
QUALI DONNE POSSO AVERE ACCESSO AI TEST GENOMICI?
Il Professor Paolo Vigneri spiega che circa il 15% di tutte le donne cui viene diagnosticato il cancro al seno sono candidate ai test genomici. In particolare, devono avere un tumore positivo per i recettori ormonali e devono essere valutati alcuni parametri specifici della malattia.
Non tutte le donne infatti con la diagnosi di carcinoma della mammella, il carcinoma ductale in situ (DCIS) e il carcinoma della mammella con recettori ormonali positivi (HR+), può beneficiare dall’esecuzione del test, possono sottoporsi al test genomico non perché le si voglia discriminare, ma perché soltanto un determinato tipo di carcinoma della mammella può beneficiare dall’esecuzione del test. In ogni caso ci sono molti contesti in cui le donne sono sostanzialmente all’oscuro dell’esistenza del test genomico.
Le donne che sono candidate al test genomico devono discutere con il loro medico i possibili vantaggi e svantaggi dell’esame. Il test genomico può fornire informazioni preziose sulle terapie efficaci e sulle possibilità di recidiva.
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