Home » Fibromialgia, speranza per tanti malati

Altre vittorie in Tribunale. I Giudici abbracciano la teoria dell’analogia. A parlarne con noi la Dottoressa Angela Fasano, avvocato di diritto del lavoro, il cui studio legale, molto sensibile alla tematica, ha avviato da diversi anni una battaglia per il riconoscimento dei diritti ai pazienti affetti da fibromialgia ottenendo diverse vittorie grazie al ricorso al “principio dell’analogia” .

Fibromialgia, il criterio del’analogia

Per I fibromialgici italiani, come dice l’avvocato Fasano, purtroppo non è determinato un riconoscimento legale che permetta, ai fini di questa malattia, di avere una percentuale di invalidità e di avere riconosciuti determinati diritti connessi alla legge 104 del 1992. Nonostante le difficoltà, lo studio legale Fasano,  è riuscito a vincere diverse battaglie per il riconoscimento dell’invalidità ad alcuni pazienti fibromialgici, attraverso il ricorso al criterio dell’analogia, previsto dalla cassazione e fortunatamente appoggiato da diversi giudici. Questo vuol dire che, richiamando l’analogia della fibromialgia con altre patologie che presentano un quadro clinico simile e per le quali è previsto il riconoscimento legale, come ad esempio le malattie reumatiche, si può ottenere il riconoscimento del beneficio economico previsto. Questo per tutti I fibromiagici nazionali rappresenta un precedente, delle speranze a tale posizione di sofferenza.

A chi spetta la possibilità di fare ricorso

Occorre fare una precisazione però, aggiunge l’avvocato Fasano, la possibilità di fare ricorso e di vedersi riconosciuti questi diritti spetta in tutte quelle ipotesi in cui la morbosità è così elevatamente grave da rendere impossibile qualsiasi prosecuzione dell’attività lavorativa e delle attività di vita quotidiana, quindi,  casi limite in cui è fondamentale avere un sostegno al proprio reddito. Un aspetto fondamentale è la valutazione caso per caso, è importante capire chi può fare il ricorso e chi no e in questo caso è importantissima la diagnosi che deve assolutamente provenire da un presidio pubblico ospedaliero ai fini de ricorso.

Iter per il ricorso

Il consiglio primario è dunque quello di affidarsi ad un bravissimo medico reumatologo che faccia una diagnosi presso un centro ospedaliero pubblico, dopodiché si deve inoltrare tutta la procedura e la pratica per l’invalidità e laddove questa dovesse essere rigettata o dovesse essere riconosciuta una percentuale di invalidità inferiore, allora, entro 180 giorni, rivolgersi ad un avvocato che si occupa di diritto del lavoro e di cause previdenziali per capire se ci sono i presupposti per poter fare qualcosa in tribunale.

 

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