Home » Lo smog favorisce l’infezione e la mortalità da COVID. È ufficiale

Oggi su Salute Pubblica: lo smog favorisce l’infezione da COVID e ne aumenta il rischio mortalità. Lo confermano i nuovi studi. Rosa Maria Di Natale intervista il primo autore della ricerca internazionale, dott. Agostino Di Ciaula, Presidente del Comitato Scientifico ISDE Italia (Medici per l’ambiente) e con Giulia Assogna, biologa, giornalista di Nuova Ecologia.


STUDIO RIVELATORE: L’ESPOSIZIONE ALLO SMOG AUMENTA IL RISCHIO DI MORTALITÀ DA COVID-19

Negli anni di pandemia, la comunità scientifica ha identificato connessioni tra l’inquinamento e il COVID-19, concentrandosi sullo smog, in particolare sul biossido di azoto e le polveri ultrasottili. I risultati hanno avuto un impatto significativo, anche se a volte discordanti, sugli studi scientifici.

Tuttavia, sia la pandemia che l’opinione pubblica, oltre ai media, hanno compreso da tempo come l’inquinamento atmosferico possa compromettere le difese immunitarie del corpo umano, predisponendolo a uno stato di infiammazione cronica a basso livello. Inoltre, l’inquinamento è stato associato a patologie croniche, come le malattie cardiovascolari e il diabete, che rendono l’organismo più suscettibile alle infezioni virali respiratorie.

Recentemente, un importante studio ha affrontato in modo diretto e con un approccio di epidemiologia clinica la relazione tra l’esposizione al biossido di azoto (NO2) e il rischio di mortalità nei pazienti ospedalizzati per COVID-19. Questo inquinante, prodotto principalmente dal traffico veicolare e dal riscaldamento domestico alimentato da fonti fossili, è particolarmente comune e pericoloso nei centri urbani.

I risultati di questa ricerca, pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica “Science and Pollution Research,” hanno dimostrato che l’esposizione al biossido di azoto nelle settimane precedenti al ricovero può generare alterazioni del sistema immunitario e rendere le persone più vulnerabili, aumentando il rischio di mortalità nei pazienti affetti da polmonite da COVID-19. Ciò avviene in modo indipendente dall’età del paziente, come hanno scoperto attraverso la valutazione clinica diretta di pazienti affetti da COVID-19.

SMOG E COVID: INQUINAMENTO ATMOSFERICO FAVORISCE L’INFEZIONE VIRALE DA COVID-19

Questi risultati consolidano le ipotesi precedentemente formulate da studi epidemiologici e indicano che l’inquinamento atmosferico può favorire l’infezione virale e influenzare negativamente l’evoluzione della malattia nei pazienti sottoposti a ricovero. L’esposizione al biossido di azoto emerge come un co-fattore significativo che influenza il rischio di mortalità negli individui infetti, agendo attraverso meccanismi che compromettono il sistema immunitario e aumentano la vulnerabilità dell’organismo.

L’IMPORTANZA DI RIDURRE L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO

Di conseguenza, ridurre i livelli di inquinamento nelle aree urbane densamente popolate potrebbe rappresentare una misura di prevenzione primaria preziosa per ridurre la suscettibilità individuale alle infezioni e alla mortalità da COVID-19.

La consapevolezza di questa connessione cruciale tra inquinamento atmosferico e salute umana spinge l’associazione medico-scientifica internazionale “LISTE” a impegnarsi nella ricerca e nella divulgazione per migliorare la qualità di vita delle comunità e sollecitare azioni adeguate da parte dei decisori politici e delle istituzioni.

Mentre le indagini sulla relazione tra ambiente e medicina continuano a progredire a livello scientifico, è fondamentale che l’opinione pubblica, i media e i legislatori comprendano l’importanza di agire tempestivamente per ridurre l’inquinamento atmosferico e proteggere la salute delle persone, soprattutto in un momento in cui la pandemia di COVID-19 continua a colpire duramente. Con una maggiore consapevolezza e azioni concreti, possiamo perseguire una strategia di prevenzione primaria per proteggere la salute pubblica e mitigare gli effetti negativi della pandemia.

L’EVOLUZIONE DELLA COMUNICAZIONE SCIENTIFICA SULL’INQUINAMENTO E COVID-19

Negli ultimi due anni, l’attenzione della comunità scientifica e dei media si è focalizzata sempre di più sull’inquinamento e la sua possibile relazione con il COVID-19. Durante i primi mesi del lockdown, la stampa specializzata, inclusa “La Nuova Ecologia”, ha iniziato a indagare la connessione tra il virus e l’ambiente circostante, analizzando come il virus si propagasse e arrivasse a noi.

Le scoperte nel corso degli anni sono state significative e hanno cambiato la percezione riguardo l’inquinamento atmosferico e il suo impatto sulla salute umana, soprattutto in relazione alla suscettibilità all’infezione da COVID-19. Inizialmente, si era ipotizzato che il particolato atmosferico potesse veicolare il virus, ma gli studi successivi hanno dimostrato che è soprattutto l’esposizione continuata all’inquinamento atmosferico a indebolire il sistema respiratorio e aumentare la vulnerabilità al virus.

La comunicazione sulla materia è diventata più cauta e attenta, puntando a fornire informazioni verificate e basate su studi scientifici peer-reviewed. Tuttavia, la copertura mediatica meno frequente ha portato a una minore attenzione del pubblico su questi temi, nonostante siano cruciali per la salute pubblica.

L’importanza dell’inquinamento atmosferico nella diffusione del COVID-19 è stata confermata da uno studio pubblicato su Nature’s Match, che ha analizzato l’impatto delle misure governative adottate durante il primo periodo della pandemia sulla mortalità. Grazie al monitoraggio del particolato atmosferico da parte di Copernicus, è stato verificato che le misure restrittive hanno evitato circa 800 decessi in Europa, sottolineando la stretta correlazione tra l’inquinamento e la qualità della vita.

LEGAMBIENTE: MIGLIAIA DI MORTI PREMATURE

Legambiente, con il suo rapporto annuale sulle città italiane, ha ulteriormente evidenziato come il superamento dei limiti di inquinamento atmosferico imposti dalla normativa europea comporti migliaia di morti premature ogni anno nel nostro Paese. Questi dati dimostrano quanto sia essenziale agire con urgenza per ridurre l’inquinamento nelle aree urbane e preservare la salute di tutti noi.

Il ruolo del giornalista scientifico è di fornire informazioni accurate, basate su fonti affidabili e studi scientifici verificati. La comunicazione dovrebbe essere attenta a non attribuire causalità a semplici correlazioni, cercando invece di spiegare in modo chiaro e accessibile i risultati delle ricerche.

Infine, è importante sottolineare come il verde urbano possa essere un alleato fondamentale nella lotta contro l’inquinamento, contribuendo a migliorare la qualità dell’aria e il benessere delle persone nelle grandi città.

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