Milano, 25 Luglio 2019
In occasione della campagna World Hepatitis Day 2019 che si celebra il 28 luglio in 174 paesi, l’ASST Santi Paolo e Carlo, azienda che gestisce tutta l’attività sanitaria e sociosanitaria delle Carceri milanesi, presenta i risultati di uno studio senza precedenti che ha portato al 99% l’eradicazione dell’HCV nelle carceri milanesi.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha esortato tutti i paesi e i partner a promuovere il tema “Investire nell’eliminazione dell’epatite”. L’importante lavoro svolto dalla Struttura di Malattie Infettive, dal Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze, dalla Farmacia, dal Laboratorio Analisi e dalla Direzione Medica Penitenziaria dell’ASST Santi Paolo e Carlo, in collaborazione con l’Amministrazione Penitenziaria e la Magistratura di Sorveglianza di Milano, va ben oltre le raccomandazioni dell’OMS, raggiungendo con largo anticipo alcuni degli obiettivi previsti per il 2030.
Lo studio è stato svolto sui detenuti della Casa Circondariale San Vittore, della Casa di Reclusione di Opera e del Carcere Minorile Beccaria.
La prevalenza dell’infezione da HCV nella popolazione generale è stimata tra il 2,5% e il 3,5% , mentre valori più elevati sono riportati tra i detenuti sia in Italia che in tanti altri paesi. L’elevata prevalenza di epatite C in carcere può essere spiegata dalla presenza cospicua di detenuti che hanno fatto uso di droghe per via endovenosa (IVDU) e dalla concentrazione di altri gruppi socialmente emarginati che hanno una maggiore probabilità di contagio.
I dati dello studio rilevati a fine 2018 parlano chiaro: raggiungimento di tassi di screening del 90% sia per San Vittore che per Opera e l’eradicazione pari al 99% del virus HCV all’interno del carcere di Opera, il primo istituto di pena “HCV free” con la guarigione pressochè totale dei pazienti/detenuti. Altra situazione invece per il Minorile Beccaria ove, dal 2017, si è riscontrato un solo caso:
Le strutture di San Vittore e Opera ospitano le più grandi corti carcerarie in Italia: San Vittore è una tipica struttura ad alto turnover con una permanenza mediana di 99 giorni e 200-300 nuovi arrivi al mese, per lo più provenienti dalla comunità; Opera invece è considerata una struttura a basso turnover con una popolazione relativamente stabile di detenuti provenienti per lo più da altre istituzioni.
La strategia di screening adottata dai sanitari dell’ASST Santi Paolo e Carlo per questo studio ha previsto:
- elevata copertura di test dell’HCV ottenuta utilizzando un approccio combinato di offerta del test HCV sia su prelievo ematico che con test orali,
- ripetizione di counseling individuale per coloro che non volevano fare il test,
- educazione e informazione per aumentare la consapevolezza sia tra i detenuti che tra il personale delle carceri.
A San Vittore lo screening dell’HCV è stata proposto a tutti i nuovi detenuti insieme ad altri test per infezioni a trasmissione sessuale. Ad Opera, grazie alla Banca Dati Informatica Nazionale per monitorare e guidare la prescrizione dei DAAs ci si è basati sui risultati degli screening precedenti (verificato al momento del trasferimento da altre carceri) oppure è stato offerto il test entro un mese dall’arrivo. Inoltre sono state condotte campagne regolari di sensibilizzazione e di proposta attiva del test ai pazienti che avevano precedentemente rifiutato.
“Il programma sanitario dell’ASST Santi Paolo e Carlo comprende strategie per raggiungere lo screening universale dell’HCV, velocizzare il percorso di eleggibilità alle cure, fornitura del trattamento all’interno del carcere e assicurare la continuità di cura per i pazienti scarcerati e, non meno importante, informazioni e istruzione per detenuti e personale operante nelle carceri.Un progetto di riabilitazione sanitaria che comporta anche un notevole risparmio economico per il sistema sanitario e sociosanitario regionale e nazionale”” dichiara Matteo Stocco, Direttore Generale dell’ASST Santi Paolo e Carlo.
Sono state implementate riunioni multidisciplinari di discussione dei casi coinvolgendo il personale del sistema giudiziario per ottimizzare il trattamento dei detenuti infetti da HCV con co-morbilità tenendo conto delle potenziali interazioni farmacologiche e per discutere anche aspetti giudiziari che potrebbero ostacolare il trattamento (durata della pena, possibilità di trasferimento ad altri Istituti di pena o assegnazione in regimi alternativi alla detenzione). La collaborazione dei SERD presenti sul territorio ha garantito la copertura farmacologico per i pazienti anche non più residenti in casa circondariale garantendo sicurezza e continuità di cura.
L’obiettivo dell’OMS è di ridurre del 90% le nuove infezioni e del 65% la mortalità entro il 2030 mirando inoltre ad aumentare le diagnosi di HCV dal <5% al 90% e la percentuale di persone che vivono con HCV che riceve un trattamento efficace da <1% all’80% .
L’epatite virale B e C colpisce 325 milioni di persone in tutto il mondo causando 1,4 milioni di morti all’anno. È la seconda malattia infettiva principale dopo la tubercolosi e 9 volte più persone sono infettate dall’epatite rispetto all’HIV. L’epatite è prevenibile e, nel caso dell’epatite C, anche perfettamente curabile. Tuttavia, oltre l’80% delle persone che convivono con l’epatite hanno difficoltà di accesso ai servizi di prevenzione, test e trattamento.
L’avvento dei nuovi farmaci per il trattamento dell’epatite C ha cambiato completamente l’approccio alla malattia rendendo possibile in futuro l’eradicazione totale della stessa. Dall’Aprile 2017 in Italia la terapia dell’HCV è gratuita ed accessibile a tutti i malati, i carcerati rappresentano una popolazione vulnerabile con difficoltà di accesso alle cure e grande serbatoio di infezione ma che grazie a programmi come quello sperimentato dall’ASST Santi Paolo e Carlo garantiscono un percorso veloce e corretto sulla via della micro-eradicazione della malattia anche nelle “popolazioni vulnerabili”. Un progetto ambizioso che può rappresentare un modello ripetibile anche in altre “realtà fragili”.
L’implementazione in carcere del programma di test e trattamento offre una possibilità unica di individuazione e cura dell’Epatite C in una popolazione a rischio che spesso soffre di un accesso ridotto alle cure una volta libero e reintrodotto nella comunità, con benefici che vanno oltre l’individuo e raggiungono la popolazione generale.
Il programma e lo studio messo in atto dall’ASST Santi Paolo e Carlo mostra chiaramente che la micro-eradicazione dell’HCV è fattibile se:
- viene raggiunta e mantenuta un’elevata copertura di screening
- l’eleggibilità è fatta all’interno delle strutture in tempi brevi
- l’avvio del trattamento è immediato con una gestione multidisciplinare e un forte coordinamento tra professionisti della salute, personale dell’amministrazione penitenziaria, pazienti e sistema giudiziario.
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