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Reflusso, un problema multifattoriale. Cause e cura. Ne parliamo con il dott. Santo Grasso, responsabile di Gastroenterologia dell’Azienda Ospedaliera Cannizzaro di Catania.


QUALI SONO I SINTOMI DEL REFLUSSO?

Il reflusso è un disturbo comune e fastidioso che richiede chiarezza riguardo ai sintomi, alle diagnosi e agli strumenti diagnostici. Uno dei sintomi meno comuni, ma frequente, è la tosse, che può essere attribuita a un problema gastrointestinale anziché respiratorio.

La raucedine è un altro sintomo correlato al reflusso. La gastroscopia non è sempre necessaria per diagnosticare il reflusso; esistono altri strumenti come la pH-metria esofagea e la manometria esofagea. Infine, esploriamo il significato del “cardias aperto” riportato nelle cartelle cliniche dei pazienti affetti da reflusso e la sua rilevanza nella diagnosi.

CHE COS’È IL CARDIAS?

Il cardias è la zona di passaggio tra l’esofago e lo stomaco, situata nel punto in cui l’esofago si unisce allo stomaco attraverso il diaframma. Quest’area è caratterizzata da una pressione più elevata e funge da meccanismo antireflusso, anche se non è una vera e propria valvola che apre e chiude. In sostanza, il cardias è un tratto di alcuni centimetri di circonferenza con una pressione maggiore, che impedisce il reflusso dei contenuti dello stomaco nell’esofago.

È frequente riscontrare la condizione di cardias incontinente o la presenza di un’ernia iatale. Nelle forme più lievi, il cardias incontinente può causare una minore pressione, consentendo lo sviluppo di reflusso gastroesofageo. Ciò può comportare la risalita di parte dello stomaco nella cavità gastrica attraverso il cardias.

È importante sottolineare che questa alterazione anatomica non è sempre correlata alla sintomatologia del paziente. Infatti, alcuni pazienti con cardias incontinente o ernia iatale possono essere asintomatici, mentre altri possono manifestare esofagite e sintomi di reflusso. Questo dimostra che la patogenesi e i sintomi del reflusso sono multifattoriali e possono variare da persona a persona.

Nel corso della giornata, è fisiologico avere un certo numero di reflussi acidi che rientrano nella norma. Tuttavia, l’incontinenza cardiale e l’ernia iatale possono aumentare il numero di reflussi, causando una minore tolleranza della mucosa esofagea. È interessante notare che l’esofago di ogni individuo ha una sensibilità diversa all’irritazione causata dal reflusso, il che spiega perché alcune persone con grandi ernie iatali possono non sviluppare mai esofagite, mentre altre senza ernia iatale possono manifestarla.

SINTOMI REFLUSSO: CONFUSIONE CON ALTRE PATOLOGIE

Questa complessità nella presentazione dei sintomi può creare confusione sia per il paziente che per il medico. Spesso, i sintomi possono essere simili a quelli di altre patologie, e non è sempre possibile fare una diagnosi corretta iniziale. Oltre alla gastroscopia, esistono altri strumenti diagnostici utili per il reflusso. La pH-metria esofagea e la manometria esofagea sono esami che ci permettono di valutare la quantità di reflusso in un periodo di 24 ore e di valutare la pressione del cardias, rispettivamente.

ACCORGIMENTI IGIENICI E TERAPIE DI MANTENIMENTO

Quando si affronta una sintomatologia da reflusso lieve, possono essere sufficienti alcuni piccoli accorgimenti. Evitare pasti abbondanti e limitare l’assunzione di liquidi durante i pasti, soprattutto la sera, può aiutare a prevenire il rigurgito gastroesofageo. Inoltre, evitare cibi grassi, caffè e cioccolata può contribuire a ridurre la sintomatologia. Adottare uno stile di vita salutare e adottare una dieta equilibrata può favorire il benessere generale e ridurre i sintomi del reflusso.

FARMACI E GESTIONE DEI SINTOMI

Gli inibitori di pompa sono farmaci efficaci nel trattamento del reflusso gastroesofageo. Tuttavia, è importante utilizzarli correttamente. Se possibile, è consigliabile ridurre gradualmente l’uso di questi farmaci una volta ottenuto un miglioramento sintomatico. Ci sono anche protettori di mucosa disponibili che possono stratificarsi sulla parete dell’esofago e fornire un’azione di protezione contro il reflusso acido.

È importante trovare la dose minima efficace di farmaci per evitare effetti collaterali indesiderati. Alcuni pazienti potrebbero preferire prendere farmaci solo quando i sintomi si fanno sentire, ma è fondamentale gestire adeguatamente la malattia e evitare il ritorno di gravi sintomi. La gestione a lungo termine del reflusso richiede una valutazione dei sintomi e l’adattamento della terapia in base alle esigenze individuali.

L’interruzione del protettore gastrico per un periodo prolungato, come 6-8 mesi, seguita da un uso solo quando necessario, può essere un’opzione appropriata per alcuni pazienti. Tuttavia, è importante prestare attenzione ai segnali del corpo e riprendere la terapia se i sintomi peggiorano. Evitare di attendere che i sintomi diventino insopportabili è cruciale per prevenire la ricomparsa di lesioni esofagee gravi.

POSSIBILI DANNI ALL’APPARATO GASTROESOFAGEO

Se il reflusso gastroesofageo non viene gestito correttamente, possono verificarsi danni all’apparato gastroesofageo. Anche se questi casi sono eccezionali, è fondamentale curare l’esofagite grave per prevenire ulteriori complicanze.

Alcuni possibili danni includono ulcere esofagee, stenosi esofagea (restringimento dell’esofago) e lo sviluppo dell’esofago di Barrett, una condizione in cui la mucosa intestinale sostituisce quella normale dell’esofago. L’esofago di Barrett richiede una sorveglianza endoscopica regolare, poiché può aumentare il rischio di sviluppare una neoplasia.

STRESS E REFLUSSO GASTROESOFAGEO

Lo stress non ha un legame diretto con la comparsa del reflusso, ma può influenzare indirettamente la sua insorgenza. Se un paziente che soffre di reflusso è consapevole della propria condizione, potrebbe notare un peggioramento dei sintomi durante periodi di stress nella propria vita. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che lo stress influisce sugli impulsi nervosi che controllano il funzionamento dell’apparato digerente. Gli impulsi disordinati possono causare movimenti intestinali irregolari e alterare i tempi di svuotamento gastrico, aumentando il rischio di reflusso.

D’altra parte, un paziente che non è consapevole di avere il reflusso ma è sottoposto a stress prolungato potrebbe sperimentare sintomi che rivelano l’insorgenza del reflusso, come se si accendesse un interruttore a causa dello stress. Anche in questo caso, lo stress può influenzare i segnali nervosi che controllano l’apparato digerente, portando a disturbi come la sindrome del colon irritabile.

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