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Leucemia Mieloide Acuta: terapie e farmaci biologici

La Leucemia Mieloide Acuta è una malattia tumorale del sangue dovuta alla trasformazione neoplastica di una cellula staminale emopoietica. Ne parliamo con il Salvatore Leotta, dirigente della Divisione Ematologia Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “G. Rodolico – San Marco” di Catania.

Cos’è la Leucemia Mieloide Acuta?

La Leucemia Mieloide Acuta è una malattia tumorale del sangue dovuta alla trasformazione neoplastica di una cellula staminale emopoietica.

La cellula staminale emopoietica rappresenta il progenitore comune di tutte le cellule del sangue e, in seguito alla trasformazione leucemica è in grado di andare incontro a un processo incontrollato di proliferazione e crescita di cellule “figlie”. Questa condizione può crescere a dismisura generando un tumore che parte dal midollo osseo – sede della cellula iniziale trasformata – si dissemina rapidamente attraverso il sangue e può colpire anche altri organi,  come il cervello.

In cosa si differenzia rispetto alle altre forme di leucemia?

Rispetto ad altre neoplasie ematologiche, ad esempio le leucemie croniche – spiega il dott. Salvatore Leotta, dirigente della Divisione Ematologia Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “G. Rodolico – San Marco” di Catania – la rapidità evolutiva della crescita neoplastica è molto rapida, nell’ordine di poche settimane. In assenza di terapia questo processo porterebbe a morte sicura il paziente in pochi giorni a partire dalla diagnosi.

Quali sono le terapie previste la leucemia?

Il fondamento principale della terapia della Leucemia Mieloide Acuta, ancora oggi, è rappresentato dall’associazione fra due farmaci chemioterapici: la citarabina e la daunorubicina combinate fra loro in schemi della durata di 7 giorni. Il trattamento si fa in regime di ricovero ospedaliero e il paziente, a partire dall’esordio della malattia deve ricevere almeno 2 cicli di trattamento. Il prosieguo della terapia e l’opportunità del trapianto di midollo osseo vengono stabiliti caso per caso in base alla risposta al trattamento stesso e alle caratteristiche biologiche della malattia e del malato, ad esempio in base all’età, alla presenza di altre patologie concomitanti, alla presenza di fattori prognostici predittivi di recidiva leucemica, ecc..”.

A cosa servono i farmaci biologici e in quali casi sono previsti?

In aggiunta alla chemioterapia antiblastica, al giorno d’oggi, il progresso scientifico è orientato nella produzione di farmaci antitumorali specificamente indirizzati verso alterazioni molecolari ben precise del tumore – aggiunge l’ematologo – l’impiego di tali farmaci richiede uno studio approfondito delle caratteristiche biologico-molecolari della malattia che viene fatto fin dall’esordio. Questi farmaci sono rivolti verso un bersaglio ben preciso della cellula tumorale, realizzando la cosiddetta “targeted-therapy” e sono indicati con il termine “biologici” per differenziarli dalla chemioterapia antiblastica convenzionale”.

Nella Leucemia Mieloide Acuta i farmaci biologici si prestano ad essere impiegati, essenzialmente, in tre ambiti principali:

in associazione alla chemioterapia antiblastica iniziale al fine di potenziarne i risultati;
in associazione a basse dosi di chemioterapia in pazienti molto anziani o particolarmente fragili a causa di patologie concomitanti e che non sarebbero candidabili alla chemioterapia intensiva o al trapianto;
nel mantenimento successivo alla terapia antiblastica e/o al trapianto di midollo osseo al fine di prevenire la recidiva leucemica.

Nella pratica clinica della Leucemia Mieloide Acuta, però, l’uso dei farmaci “targeted” è ancora in gran parte effettuato a livello sperimentale e solo pochi di essi, al momento, hanno ricevuto l’approvazione delle autorità regolatorie per l’utilizzo effettivo nella pratica quotidiana.

A cosa serve la radioterapia e in quali casi è prevista?

La radioterapia è un valido strumento per il trattamento di varie malattie tumorali. La Leucemia Mieloide Acuta, tuttavia, benché sia una neoplasia teoricamente costituita da cellule sensibili alle radiazioni in realtà, si presta molto poco ad essere trattata mediante radioterapia in quanto malattia disseminata a livello sistemico e non “aggredibile” con un approccio radioterapico per cui non è presente negli schemi di trattamento previsti per questa patologia“.

A cosa serve il trapianto di midollo osseo e in quali casi è previsto?

Il trapianto allogenico di midollo osseo – spiega ancora il medico – è, ad oggi l’unica chance terapeutica in grado di garantire la guarigione per la leucemia mieloide acuta ad alto rischio di recidiva. Esso si realizza sottoponendo il paziente ad un trattamento chemioterapico ad alto dosaggio seguito dalla somministrazione di cellule staminali emopoietiche prelevate da un donatore sano volontario. Questo donatore può essere scelto fra i familiari, un fratello o una sorella o, in mancanza di familiari compatibili, da una banca mondiale di donatori afferente a registri nazionali. Al momento della diagnosi i pazienti che siano giudicati candidabili al trapianto di midollo osseo e non troppo anziani sono sottoposti ad un esame del sangue, test HLA, che viene eseguito anche ai fratelli e alle sorelle al fine di individuare un potenziale donatore che, per caratteristiche genetiche, possa essere definito compatibile. L’età anagrafica ai fini della possibilità del trapianto non è una controindicazione assoluta. Rivestono maggiore importanza, ai fini di un giudizio complessivo sullo stato di salute, le riserve funzionali di organi e apparati quali cuore, cervello, reni, fegato e polmoni“.

Al giorno d’oggi esistono protocolli di trattamento – continua Leottache prevedono il trapianto in pazienti fino a 75 anni di età, purché non abbiano altre gravi malattie al di là della leucemia stessa. Non sempre un fratello o una sorella del paziente sono compatibili. La probabilità di avere un donatore HLA-compatibile nella fratria è del 30% – aggiunge il dott. Leotta -. Una volta accertata l’inesistenza di un donatore familiare compatibile il team di medici che segue il paziente avvia una interrogazione del registro donatori italiano “IBMDR: Italian Bone Marrow Donor Registry” e, tramite lo stesso, della rete di donatori internazionale, per la ricerca di un donatore HLA-compatibile non familiare”.

“Al giorno d’oggi lo sviluppo dei registri nazionali e internazionali dei donatori di midollo consente a circa il 70% dei pazienti affetti da Leucemia Acuta di trovare un donatore compatibile per il trapianto al di fuori della famiglia. Le possibilità di riuscita del trapianto di midollo osseo da donatore non familiare HLA-compatibile, non sono significativamente differenti da quelle del trapianto da donatore familiare HLA-compatibile. Ciò grazie agli avanzamenti ottenuti dalla ricerca medico-scientifica nel campo delle strategie di prevenzione delle complicazioni immunologiche e infettivologiche del trapianto stesso” conclude il dott. Leotta.

di Melania Sorbera

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