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Mancano medici specialisti nelle strutture private accreditate con pronto soccorso

Mancano circa 30mila medici ospedalieri in Italia. Una carenza che, nell’area dell’emergenza-urgenza, incide pesantemente anche nelle strutture private accreditate dotate di pronto soccorso.

Mancherebbero circa 30mila medici ospedalieri in Italia, secondo i numeri delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari. Una carenza di specialisti che, nell’area dell’emergenza-urgenza, incide pesantemente, oltre che sul Servizio Sanitario Nazionale, anche nelle strutture private accreditate dotate di pronto soccorso (Ospedali e Case di cura), che sono tenute – ai fini dell’accreditamento – al rispetto dei medesimi requisiti previsti per il personale del SSN.

Giovanni Costantino

Le nostre strutture private – spiega l’avvocato Giovanni Costantino, capodelegazione Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari, fondatore di COSTANTINO&partners – soffrono la carenza di specialisti, per cui le disposizioni contenute nel recente decreto (dl 34/2023, ndc) non possono non intendersi estese tout court anche a queste ultime. Tuttavia non si può non constatare come l’intervento normativo sia sempre più frutto dell’emergenza, come dimostra la decretazione d’urgenza che sembra aver sostituito il normale iter legislativo, e finalizzato a tamponare una necessità contingente, un fatto dimostrato dalla temporaneità della vigenza delle disposizioni introdotte”.

Riflessioni che impongono un’azione strutturata di riforma in un settore che, secondo le stime del SIMEU (Società Italiana Medicina Emergenza-Urgenza) registra il 30% di specialisti mancanti. Sembrano invece andare nella direzione opposta le misure “straordinarie” del governo – sovrapponibili a quelle avanzate da alcune regioni come il Veneto, poi stoppato da una sentenza della Corte Costituzionale (n.121 del 2023) – che con d.l. 34/2023 (conv. con modifiche dalla legge 26 maggio 2023, n. 56) ha permesso sino al 31 dicembre 2025 l’accesso ai concorsi per la dirigenza medica del SSN nella disciplina di Medicina e chirurgia d’accettazione ed urgenza anche in assenza del possesso del diploma di specializzazione nella relativa disciplina (o in discipline affini) purché si siano maturate un minimo di annualità previste dalla legge. Questa misura si associa anche a un’ulteriore possibilità offerta ai medici in formazione specialistica che possono prestare la propria opera presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del servizio sanitario nazionale, per un massimo di 8 ore settimanali. Tentativi di allentare la pressione sui Pronto Soccorso che suggeriscono due elementi di criticità da parte legislatore nazionale: carattere emergenziale dettato dall’iniziale decreto poi convertito in legge e l’azione temporalmente circoscritta del provvedimento che varrà fino al 2025.

Mancano interventi strutturali – spiega l’avvocato Costantino finalizzati a risolvere le criticità rilevate, come nel caso di specie. È, infatti, dubbio che l’assunzione di medici privi di specializzazione o l’apertura agli specializzandi possano bastare a far recuperare appeal ad una disciplina che – secondo i dati dell’Anaao-Assomed – vede ogni anno il 50% dei posti a disposizione nelle Scuole di specializzazione non assegnato”.

I problemi sono ben altri. Dalla retribuzione ai rischi sul lavoro: poco meno di cinquemila sono le minacce e le aggressioni sui luoghi di lavoro nel triennio 2019-2021, secondo dati Inail, che hanno coinvolto gli operatori sanitari, quattro su dieci nella fascia 35-49 anni.

È evidente, in questo caso, – conclude il capodelegazione Aris –  che il problema non siano né il numero chiuso alle Facoltà di Medicina, né il numero di contratti di specializzazione messi a bando, ma la mancanza di attrattiva per una specializzazione che comporta per i medici un alto stress lavorativo, li espone a rischi professionali molto alti, non gode di un trattamento economico che permetta di compensare tutti i disagi e non gli consente neppure di guadagnare con la libera professione”.

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