Home » Trapianti di organi da pazienti positivi al Covid-19

L’Italia è stato il primo paese al mondo che ha realizzato un protocollo per utilizzare gli organi da donatore Covid positivo. A che punto siamo? Tracciamo un bilancio in occasione della recente “XXV Giornata nazionale della donazione di organi”, ne parliamo con Giorgio Battaglia, coordinatore Centro regionale trapianti Sicilia.


IN COSA CONSISTE IL PROTOCOLLO ITALIANO SU COVID-19 E TRAPIANTI?

Come tutti possono capire, la pandemia Covid-19 non ha frenato tutte le altre malattie. Per questo, l’Istituto Superiore di Sanità, sentiti tutti gli organismi regionali, ha pensato di poter organizzare un protocollo che tenesse conto dell’infezione Covid-19.

Se questa infezione non era correlata ad una malattia grave di Covid-19, ma era un’infezione soltanto asintomatica o soltanto laboratoristica, si potevano prendere questi organi e trapiantarli in persone che non erano Covid-19 positive.

QUESTI PAZIENTI ERANO MORTI A CAUSA DEL COVID-19?

No, erano morti per altre cause o erano in morte cerebrale per altre cause ma avevano un’infezione Covid-19. Quando noi vediamo i numeri dell’infezione Covid-19, dobbiamo pensare che questi numeri non sono sempre correlati con una malattia grave di Covid-19. Per esempio, si può morire di infarto e avere un’infezione Covid-19. Questo non significa che si muore per il Covid-19 ma si muore con il Covid-19, avendo un’infezione da Covid-19.

L’UTILIZZO DEL PROTOCOLLO IN ITALIA

Questo protocollo è stato approvato già diverso tempo fa ed è ancora in uso. Ha permesso di utilizzare organi tra l’altro in Sicilia, una delle prime regioni ad utilizzarlo. In questo modo è stato possibile uno dei primi prelievi di organo. L’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione (ISMETT) ha prelevato il fegato da un malato che aveva un’infezione correlata al Covid-19 ma lo ha trapiantato ad una persona sana senza nessun problema. Il ricevente non ha mai sviluppato un’infezione da Covid-19.

QUAL È LA NECESSITÀ DELLA DONAZIONE DI ORGANI?

Le liste d’attesa per i trapianti di organi sono sempre più lunghe, con numeri che si avvicinano al centinaio per fegato, pancreas, polmone, rene e cuore. Purtroppo, circa l’8% di quelli in lista d’attesa muoiono perché non abbiamo gli organi necessari per sostituire l’organo malato.

Questa situazione dovrebbe farci riflettere sulla necessità della donazione. In questo momento in cui siamo lontani dalla pandemia, dobbiamo imparare a dire “sì” alla donazione per far vivere altre persone. Le regioni più virtuose durante la pandemia hanno avuto un momento di grande difficoltà per raccogliere donazioni. Le rianimazioni erano piene di malati di COVID-19, quindi non potevano sfruttare appieno la possibilità di procurare organi.

QUAL’È STATA LA CITTÀ PIÙ VIRTUOSA D’ITALIA SUBITO DOPO LA PANDEMIA?

La Sicilia, nonostante la pandemia, è cresciuta del 5-15% rispetto agli anni precedenti nella donazione. Un bellissimo esempio è la cittadina di Geraci Siculo, che ha raggiunto quasi il 90% di “sì” alla donazione in comune, partendo dall’8%. Questo è stato possibile grazie all’esempio di una famiglia che voleva donare gli organi della loro bambina morta per leucemia acuta, ma purtroppo la malattia non lo permetteva.

Tutto passa attraverso l’esempio e la sensibilizzazione delle persone. C’è un bisogno urgente di cambiare l’atteggiamento verso la donazione e la cultura del dono, è la sola possibilità di dare la vita a tanti che non hanno la possibilità di attesa di ricevere gli organi. Tutti meritano la possibilità di continuare a dare il loro contributo alla società e vivere con gli affetti familiari.

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