Home » Covid-19: le pillole arrivano in farmacia. Basterà una ricetta

L’Agenzia Italiana del Farmaco ha autorizzato oggi la prescrizione, da parte dei medici di famiglia, dei farmaci antivirali per la cura domiciliare del Covid-19. Saranno disponibili nelle farmacie. Quali sono e sono veramente efficaci? Ne parliamo con Gaetano Scifo, infettivologo di Siracusa.


ARRIVANO I FARMACI ANTIVIRALI COVID-19 IN PILLOLE: DI COSA SI TRATTA?

Una delle più importanti novità riguarda la disponibilità di due farmaci antivirali in pillole. Il dott. Scifo, esperto infettivologo, spiega che questi farmaci intervengono nella prima fase della malattia, quella della replicazione del virus, un’azione particolarmente importante se il sistema immunitario non è in grado di farlo da solo.

Questo può evitare un’eccessiva risposta infiammatoria che porta al danno polmonare. I due farmaci antivirali in questione sono il paxlovid e il molnupiravir, entrambi bloccano la replicazione del virus con due meccanismi diversi. Il primo attraverso l’inibizione degli enzimi che agiscono sulle proteine del virus e il secondo evocando gli enzimi che determinano la replicazione del virus.

QUANDO DEVONO ESSERE SOMMINISTRATI I FARMACI ANTIVIRALI CONTRO IL COVID-19?

È importante sottolineare che questi farmaci sono indicati solo per l’infezione di tipo lieve-moderato in soggetti che non hanno una grave compromissione respiratoria.

Il dott. Scifo ha spiegato che i fattori di rischio per cui questi farmaci potrebbero essere prescritti sono rappresentati principalmente dall’età e da varie patologie, tra cui patologie oncologiche o oncoematologiche, insufficienza cardiorespiratoria, malattie polmonari croniche, patologie cardiache, ipertensione arteriosa, malattie metaboliche, immunodepressione e tabagismo.

COME AGISCE IL PAXLOVID?

Il paxlovid è un farmaco antivirale particolare, viene assunto con due compresse, un antivirale più una compressa di ritonavir, mattino e sera, ogni 12 ore, per cinque giorni. Il farmaco è consigliato ad eccezione di quelle situazioni in cui si ha un iniziale stato di insufficienza renale moderata. E’ un inibitore delle proteasi, ma un punto fondamentale che vale per queste terapie antivirali è la precocità del trattamento.

Gli studi hanno dimostrato che il migliore timing di somministrazione sono le 72 ore entro l’inizio dell’infezione.  Se somministrato entro cinque giorni dall’inizio dell’infezione, i risultati ottenuti con il paxlovid sono eccellenti: si è riusciti a ridurre dell’88% gli eventi negativi cui andavano incontro questi pazienti rispetto ai soggetti trattati con il placebo. I soggetti trattati con il farmaco hanno avuto una riduzione sia dell’ospedalizzazione che dei decessi dell’88%.

QUALI SONO GLI EFFETTI COLLATERALI ASSOCIATI ALL’ASSUNZIONE DEL PAXLOVID?

I pazienti devono essere consapevoli degli effetti collaterali associati all’assunzione del farmaco e sottoporsi a una valutazione medica prima dell’uso. Tra questi, vi sono: nausea, diarrea, malessere generale, e lieve riduzione del numero di piastrine nel sangue.

È importante sottolineare che il farmaco non deve essere assunto da persone con insufficienza renale moderata. In Italia, il paxlovid è stato autorizzato per l’uso straordinario per la cura del COVID-19, mentre gli Stati Uniti hanno creato una graduatoria di priorità terapeutiche. Al primo posto viene proposto il paxlovid, seguito dagli anticorpi monoclonali come il sotrovimab, il remdesivir e infine il molnupiravir.

QUALI SONO GLI ANTICORPI MONOCLONALI ATTUALMENTE DISPONIBILI IN ITALIA CONTRO IL COVID-19?

Gli anticorpi monoclonali sono stati prodotti in diverse varianti, ma hanno avuto un grosso impatto soprattutto a causa della diffusione della variante Omicron, tuttavia, alcune combinazioni efficaci contro la variante Delta sono risultate inattive contro la variante Omicron.

L’anticorpo monoclonale sotrovimab riconosce un target diverso dal receptor-buinding-domain e anche se deve essere somministrato in ospedale, viene proposto come un’ottima terapia terapeutica per la variante Omicron.

Anche la combinazione di anticorpi monoclonali è stata proposta come terapia pre-esposizione per i soggetti immunocompromessi o che non hanno potuto effettuare la vaccinazione. Somministrata ad alta dose può essere attiva contro il Covid-19.

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