Home » La “Swim for Parkinson”: la traversata a nuoto dello stretto di Messina

Negli ultimi anni numerosi studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico è efficace nelle persone con malattia di Parkinson. Da qui nasce l’idea della “Swim for Parkinson“, la traversata a nuoto dello Stretto di Messina, una staffetta di 4 chilometri. Ne parliamo in studio con Francesca Morgante, neurologo della Fondazione LIMPE per il Parkinson Onlus.


PUÒ LO SPORT ESSERE UN FATTORE DI PROTEZIONE CONTRO IL PARKINSON?

Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso, causando sintomi come tremori, rigidità muscolare e difficoltà nel movimento. Le prove scientifiche finora disponibili suggeriscono che l’attività fisica regolare, inclusa la pratica sportiva, potrebbe influire positivamente sulla prevenzione e sulla gestione del Parkinson.

Anche se non esistono prove conclusive, gli studi iniziali supportano l’idea che lo sport possa essere considerato un fattore di protezione.

COME VIENE GESTITO IL PARKINSON NEGLI ALTRI PAESI?

In alcuni paesi, come l’Inghilterra, è stato introdotto un approccio terapeutico innovativo per la gestione del Parkinson. Qui è presente la figura dell'”infermiere Parkinson”, che lavora a supporto del neurologo e fornisce un ulteriore aiuto alle persone affette da questa malattia.

Purtroppo, in Italia non esiste ancora questa figura professionale, e il carico di lavoro per i neurologi è più elevato. Tuttavia, è importante sottolineare che molti neurologi italiani svolgono un lavoro eccellente nel fornire un supporto a 360 gradi alle persone affette da Parkinson.

Ciò implica che il supporto psicologico e fisico, oltre alla gestione medica, sia fondamentale per affrontare al meglio questa malattia cronica.

COS’ È LA SWIM FOR PARKINSON?

Il nuoto per il Parkinson è diventato un importante programma che coinvolge federazioni, la Fondazione LIMPE e una comunità di neurologi, pazienti e familiari che si uniscono per organizzare una traversata a nuoto nello Stretto di Messina.

Questo evento, chiamato “Swim for Parkinson”, ha raggiunto la terza edizione ed è stato progettato per raggiungere diversi obiettivi, tra cui la raccolta di fondi per la ricerca sulla malattia di Parkinson e la sensibilizzazione sull’importanza dell’attività fisica per i pazienti.

QUAL È L’OBIETTIVO DELLA SWIM FOR PARKINSON?

Uno degli obiettivi principali di “Swim For Parkinson” è raccogliere fondi per sostenere la ricerca sulla malattia di Parkinson. In particolare, i fondi raccolti saranno destinati a un progetto di ricerca italiano incentrato sulle terapie avanzate per il Parkinson.

Questo progetto multicentrico mira a raccogliere dati clinici per fornire informazioni importanti sulla stimolazione cerebrale profonda e altre terapie avanzate. L’obiettivo è identificare i migliori candidati per queste terapie potenti, al fine di massimizzarne l’efficacia e minimizzarne gli effetti negativi.

QUANTO È IMPORTANTE LA CONDIVISIONE DELLE INIZIATIVE TRA MEDICI E PAZIENTI?

La condivisione è un elemento essenziale nell’affrontare una condizione neurodegenerativa cronica come il Parkinson. Nel contesto della “Swim for Parkinson”, il rapporto tra medici, pazienti e familiari si basa sulla condivisione reciproca.

Questa condivisione consente di affrontare non solo i disturbi del movimento, ma anche i sintomi che colpiscono i diversi sistemi del corpo. Attraverso questa esperienza condivisa, si costruisce un rapporto di amicizia e alleanza che favorisce una gestione più efficace della malattia.

QUALI SONO I BENEFICI DELL’ATTIVITÀ FISICA PER IL PARKINSON?

L’attività fisica riveste un ruolo fondamentale nel trattamento del Parkinson. Studi recenti hanno dimostrato che l’attività fisica migliora la coordinazione, la fluidità del movimento, l’umore e la muscolatura, che tende a ridursi nelle persone con Parkinson.

Inoltre, l’attività fisica può ripristinare la connettività cerebrale, migliorando il funzionamento del cervello e fornendo benefici sia a livello motorio che non motorio. Alcuni studi hanno anche suggerito che l’attività fisica potrebbe essere neuroprotettiva e ridurre la progressione della malattia.

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