Home » I sintomi non motori della malattia di Parkinson

La malattia di Parkinson è il secondo disturbo degenerativo più diffuso del sistema nervoso centrale. Può avere un impatto profondo sulla qualità della vita. Non tutti sanno, però, che la malattia di Parkinson è associata anche a sintomi che non sono direttamente correlati al movimento. Si chiamano “sintomi non motori”.

Ne parliamo con Giovanni Albani, responsabile del Centro Parkinson e Disturbi del Movimento dell’Unità Operativa di Neurologia e Neuroriabilitazione – IRCCS Istituto Auxologico Italiano, in Piemonte.


COS’È LA MALATTIA DI PARKINSON E QUALI SONO LE CAUSE?

La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale, causando sintomi come tremori, rigidità muscolare e difficoltà di movimento.

Sebbene non sia ancora completamente compreso il meccanismo alla base della malattia di Parkinson, gli studi hanno identificato diversi fattori di rischio. Tra questi, ci sono fattori genetici, come mutazioni genetiche associate alla malattia, e fattori ambientali, come l’esposizione a sostanze tossiche o inquinanti.

QUALI SONO I SINTOMI DELLA MALATTIA?

I sintomi possono essere motori e non motori. La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa che colpisce il sistema dopaminergico del cervello, causando sintomi motori come la rigidità muscolare, la lentezza dei movimenti e il tremore. Ma la malattia non si limita solo a questi sintomi motori: è una malattia sistemica che coinvolge anche altri neurotrasmettitori, come l’acetilcolina e la serotonina, causando sintomi non motori come la depressione, l’ansia e la perdita di memoria.

I sintomi non motori includono disturbi gastrointestinali, disturbi del sonno, dolore e disturbi cognitivi. I disturbi gastrointestinali, come la stitichezza e il rallentamento dello svuotamento gastrico, rappresentano una fase importante della malattia. Questi sintomi potrebbero comparire diversi anni prima che si sviluppi la sintomatologia motoria.

Esiste anche un altro sintomo non motorio che caratterizza questa patologia: il decadimento cognitivo.

Il decadimento cognitivo nel paziente parkinsoniano non è sempre facile da identificare, poiché si tratta di un tipo di decadimento diverso da quello che si riscontra nella malattia di Alzheimer, ad esempio. Nel decadimento cognitivo associato alla malattia di Parkinson, infatti, si ha un colpo alle cosiddette funzioni esecutive, ovvero alla capacità di prendere decisioni e di pianificare il movimento.

Inoltre, il paziente parkinsoniano può manifestare difficoltà attentive e disturbi lessicali, come difficoltà a ricordarsi il nome o il verbo. Il deficit nella capacità decisionale e nella pianificazione del movimento possono portare anche alla difficoltà di realizzare delle azioni automatiche o di generare azioni in sequenza o contemporaneamente.

LA PERDITA DELLA DOPAMINA NEL MORBO DI PARKINSON

La dopamina, il neurotrasmettitore fondamentale per una serie di funzioni anche per i cosiddetti movimenti automatici, viene persa nel paziente parkinsoniano, causando anche una difficoltà a realizzare delle azioni automatiche e a generare azioni in sequenza o contemporaneamente.

Per questo motivo, è importante dare molta attenzione ai sintomi non motori e gastrointestinali, poiché potrebbero indurre alla diagnosi precoce della malattia. Inoltre, una diagnosi precoce potrebbe consentire una migliore gestione dei sintomi, migliorando la qualità della vita del paziente.

Questi sintomi apparentemente sfumati impattano moltissimo sulla qualità di vita del paziente e, purtroppo, non sempre la terapia prescritta per i sintomi motori è utile anche per curare i sintomi non motori. Tuttavia, in caso di forti legami tra i sintomi non motori e le cosiddette fluttuazioni, come le fasi off, la levodopa o la terapia dopaminergica possono essere utili.

Altri metodi possono essere invece necessari, come ad esempio terapie sintomatiche per i disturbi del sonno o per il dolore. Inoltre, terapie specialistiche neurologiche, diversamente dai classici fans, possono avere un impatto positivo sul paziente.

LA TEORIA NEURODEGENERATIVA

Ciò che sorprende è che un paziente che è stato categorizzato come affetto da disturbi del movimento, possa presentare dei disturbi gastrointestinali. Tuttavia, è stato dimostrato che questi sintomi sono prodromici e potrebbero essere il primo segnale di una malattia in via di sviluppo. Ciò è stato dimostrato attraverso osservazioni fatte da un neuropatologo austriaco che ha rilevato la presenza dei famosi corpi di Levy nei neuroni del sistema gastrointestinale.

La neurodegenerazione inizia a livello periferico e si estende lentamente al sistema nervoso centrale, raggiungendo la zona profonda del cervello, il mesencefalo. Quando raggiunge questa zona, si possono osservare i sintomi motori tipici della malattia di Parkinson.

La teoria della neurodegenerazione a partire dai sintomi non motori e gastrointestinali è oggi molto riconosciuta e valida. I sintomi gastrointestinali possono essere il primo segnale di una malattia in via di sviluppo e rappresentano un profilo a rischio.

I PAZIENTI CHE SOFFRONO DI DISTURBI DEL SONNO POSSONO ESSERE CONSIDERATI A RISCHIO?

I disturbi del sonno sono comuni in molte patologie neurologiche, tra cui la malattia di Parkinson.

È importante comprendere che ci sono diversi disturbi del sonno clinicamente riconosciuti, come i disturbi del movimento durante il sonno REM (rapid eye movement), che si verificano durante la fase di sonno profondo. Questi possono includere movimenti stereotipati, che il paziente riproduce automaticamente, spesso rievocando azioni della propria attività professionale. Questi disturbi possono essere impattanti non solo per il paziente, ma anche per chi è vicino.

La destrutturazione del sonno può influire sulla sonnolenza diurna e sulla sfera cognitiva, e si ritiene che possa aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson.

QUALI SONO LE TERAPIE PER COMBATTERE LA MALATTIA DI PARKINSON?

Le terapie per i disturbi del sonno nei pazienti con Parkinson sono limitate a strategie sintomatiche, come l’utilizzo di neurolettici che possono aiutare a ridurre la sedazione. Il dolore è un altro sintomo non motorio comune nella malattia di Parkinson. È particolarmente presente nelle fasi medio-avanzate della malattia e può essere difficile da gestire. Il dolore può influire sulla funzione quotidiana del paziente e sulla sua qualità di vita, e richiede un’interpretazione accurata da parte del clinico.

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