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Deficit dell’attenzione/iperattività nei bambini e adolescenti

Il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività o ADHD è aumentato negli ultimi anni nei bambini e adolescenti. Genitori e insegnanti sono preoccupati. Vediamo di cosa si tratta.

DEFICIT DELL’ATTENZIONE/IPERATTIVITÀ: COS’È?

Il deficit dell’attenzione/iperattività è un disturbo, o sindrome, caratterizzato da una scarsa durata dell’attenzione, da un eccesso di vivacità, iperattività e impulsività, non appropriate all’età del bambino o dell’adolescente, tale da interferire con le funzionalità o lo sviluppo degli stessi.

Interessa il 5-15% dei bambini, con un’incidenza doppia nei maschi e si manifesta generalmente prima dei 7 anni d’età ma in realtà i genitori possono accorgersene anche durante gli anni successivi quando i bambini ormai adolescenti, manifestano difficoltà scolastiche.

I sintomi chiave devono essere presenti per almeno 6 mesi e devono rientrare in alcune aree: 6 o più di 9 tra i sintomi di disattenzione oppure 6 o più di 9 tra i sintomi di iperattività/impulsività.

 

CARATTERISTICHE

Tra le caratteristiche di questi bambini vi sono alcuni tratti:
hanno difficoltà a completare qualsiasi attività che richieda concentrazione;
sembrano non ascoltare nulla di quanto gli viene detto;
sono eccessivamente vivaci;
corrono o si arrampicano;
sono smemorati;
saltano sulle sedie;
si distraggono molto facilmente;
parlano in continuazione, rispondendo in modo irruento prima di ascoltare tutta la domanda;
non riescono ad aspettare il proprio turno in coda o frequenti interruzioni o intromissioni verso gli altri;
possono manifestare serie difficoltà di apprendimento che rischiano di farli restare indietro rispetto ai compagni di classe, con danni emotivi.

A seconda dei casi, al disturbo si può accompagnare:
ansietà e depressione,
disordini comportamentali,
difficoltà nell’apprendimento,
sviluppo di tic nervosi.

Tuttavia, la grande maggioranza dei bambini mostra un aumento del rendimento durante l’età adulta e sembra adattarsi meglio alle situazioni lavorative che a quelle scolastiche. Le cause non sono univoche, né ancora accertate ma pare vi sia una componente genetica nella sua trasmissione.

 

FATTORI DI RISCHIO

Tra i fattori di rischio della patologia, vi sono:
basso peso alla nascita;
lesioni craniche;
infezioni cerebrali;
carenza di ferro;
apnea ostruttiva nel sonno;
l’uso di alcool;
droghe in gravidanza.

Da un punto di vista neurofisiologico, studi svolti su alcune aree del cervello con tecniche di studio dell’area cerebrale hanno dimostrato che queste aree sono effettivamente più piccole rispetto a quelli nei quali la sindrome non si è manifestata. Questo stesso studio, indica che i parametri presi in considerazione si sono normalizzati in bambini che sono stati sottoposti ad un trattamento, rispetto a chi non lo ha seguito. Altri studi hanno, invece, evidenziato un deficit nella trasmissione dopaminergica.

Il disturbo può essere, inoltre, associato anche a eventi traumatici dell’infanzia, ad esempio violenza, abuso o incuria.

 

FATTORI AMBIENTALI

Per quanto riguarda la possibile influenza dei fattori ambientali, secondo una ricerca americana le ore trascorse quotidianamente dai bambini di fronte alla Tv, tra i 0-6 anni, influiscono significativamente sullo sviluppo di disordini dell’attenzione e iperattività. Secondo i ricercatori statunitensi, non sarebbero i contenuti ma le immagini irreali e veloci di molti programmi ad alterare lo sviluppo del cervello.

In ogni caso, l’approccio terapeutico ottimale è un rapporto prolungato con lo psichiatra infantile, sia da parte del bambino che della famiglia, per sviluppare in modo concertato tecniche di gestione del comportamento o il trattamento farmacologico ideale.

 

SINTOMI

Quando il disturbo non viene riconosciuto fino all’età adulta, le differenze neurologiche continuano e circa la metà dei soggetti continua a presentare sintomi comportamentali, tra cui:

difficoltà di concentrazione;
difficoltà a portare a termine i compiti;
agitazione;
sbalzi di umore;
impazienza e difficoltà a intrattenere relazioni interpersonali.
abuso di alcol, di sostanze stupefacenti
comportamenti suicidi.

 

DIAGNOSI

La diagnosi in età adulta può essere più difficile perché i sintomi possono assomigliare a quelli di un disturbo mentale, come ad esempio i disturbi dell’umore e i disturbi ansiosi.


di Melania Sorbera

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