A Roma l’appuntamento annuale organizzato da AbbVie dal titolo “BeCLose4 Hematology – PANorHEMA, capturing new horizons” per condividere tra i principali esperti del settore i nuovi scenari terapeutici in ematologia.
Si è svolto a Roma l’evento “BeCLose4 Hematology PANorHEMA, capturing new horizons”, organizzato da AbbVie, che ha riunito i maggiori esperti della comunità scientifica italiana per un confronto sulle più recenti novità nel campo dell’ematologia attraverso una due giorni di condivisione di studi, esperienze e dati di pratica clinica.
“AbbVie è da sempre impegnata nel campo dell’ematologia per sviluppare soluzioni terapeutiche in grado di fare la differenza nella vita dei pazienti, con nuovi trattamenti che siano first in class o best in class – afferma Annalisa Iezzi, Medical Director di AbbVie Italia – Attraverso l’evento BeClose4 PANorHEMA, abbiamo voluto ripercorrere le tappe della nostra storia di innovazione catturando nuovi orizzonti clinici e gettando uno sguardo sul futuro. L’azienda ha un rapporto identitario con l’ematologia, iniziato con venetoclax, che ha rivoluzionato la cura nella Leucemia Linfatica Cronica e nella Leucemia Mieloide Acuta; oggi siamo impegnati nella ricerca per rispondere al bisogno di cura di otto neoplasie ematologiche e domani ancora di più. Con i nostri 7 centri di ricerca e sviluppo in tutto il mondo abbiamo piattaforme tecnologiche e strumenti ad alto livello di innovatività per portare sempre nuove soluzioni ai pazienti. In particolare, con l’arrivo degli anticorpi saremo in grado di colmare un gap nel trattamento del Linfoma diffuso a grandi cellule B recidivato/refrattario, una patologia ancora con un alto bisogno di cura”.
All’iniziativa hanno preso parte oltre 200 ematologi, arrivati da tutta Italia, che hanno fatto il punto sulle più recenti innovazioni e sui possibili scenari futuri relativi alle principali patologie ematologiche; in particolare la leucemia linfatica cronica, la leucemia mieloide acuta, il linfoma diffuso a grandi cellule B, il mieloma multiplo, la mielofibrosi, il linfoma mantellare il linfoma follicolare, e le sindromi mielodisplastiche.
“Oggi è stata l’occasione per fare il punto sulle opzioni terapeutiche disponibili per il trattamento dei pazienti con Leucemia Linfatica Cronica – ha dichiarato Francesca Romana Mauro, Professore Associato presso l’Istituto di Ematologia dell’Università Sapienza di Roma – Possiamo affermare che l’epoca della chemio-immunoterapia appartiene sempre di più al passato grazie all’introduzione, ormai da diversi anni, delle nuove terapie ‘target’ che si sono dimostrate significativamente superiori sia in termini di efficacia, che per minore tossicità e migliore tollerabilità. Tra queste, le cure di durata definita, limitata nel tempo, rappresentano senz’altro un vantaggio per i pazienti che dopo la remissione della malattia, possono godere di un periodo, anche lungo, libero dalla necessità di trattamenti e frequenti controlli medici. Un approccio terapeutico di durata limitata ha un importante beneficio per il paziente, non solo sulla malattia, ma anche dal punto di vista psicologico. Nel corso di questo evento sono stati discussi i dati più recenti di diversi regimi terapeutici di durata fissa, venetoclax based, che hanno prodotto in pazienti sia giovani che anziani risposte profonde e durature nel tempo”.
Risultati promettenti anche nel campo della Leucemia Mieloide Acuta, uno dei tumori del sangue più aggressivi e difficili da trattare, con un tasso di sopravvivenza molto basso e poche opzioni di trattamento per i pazienti che non sono idonei a ricevere la chemioterapia intensiva.
“Il meeting che si è svolto in questi due giorni ha concentrato la nostra attenzione anche sui risultati di real life – ha commentato Adriano Venditti, Professore Ordinario di Ematologia presso l’Università Tor Vergata di Roma – In particolare, sulla leucemia mieloide acuta, è importante sottolineare come i dati emersi dalle esperienze di pratica clinica dei centri e degli ematologi italiani abbiano confermato ciò che abbiamo imparato dal trial clinico relativo alla combinazione venetoclax e azacitidina; confermati, quindi, efficacia del trattamento nella risposta, con remissioni rapide e durature, e nella sopravvivenza, con un dato globale mediano pari a 14,7 mesi. Inoltre, sono emersi dati interessanti dalle analisi relative alle risorse quali la riduzione della durata di ospedalizzazione, dell’incidenza di eventi infettivi e delle complicanze”.
Nel corso dell’evento importanti le novità terapeutiche anche in area linfomi e nelle patologie linfoproliferative.
“Ci sono due messaggi importanti che vale la pena sottolineare per quanto riguarda il mondo dei linfomi – ha affermato Pierluigi Zinzani, Professore Ordinario di Ematologia presso l’Università di Bologna – il primo è legato al ruolo degli anticorpi bispecifici, un esempio è epcoritamab che già nell’ambito dello studio registrativo di fase 2, ha mostrato dei risultati veramente importanti per il trattamento in terza linea dei pazienti affetti da Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B (DLBCL). Questo rappresenta un passo avanti importante nel campo della terapia per questa categoria di pazienti”.
Nella due giorni si è anche svolta la selezione di 3 giovani ematologhe nell’ambito di “Next Stars, una panoramica scattata insieme”, progetto AbbVie nato per offrire ai talenti emergenti dell’ematologia un’opportunità in più per mostrare il proprio contributo nei percorsi clinici delle diverse patologie. I candidati sono stati chiamati a presentare, sotto forma di poster, un lavoro scientifico incentrato sui temi focus dell’iniziativa, arricchendo così il dibattito con la propria esperienza diretta.
“Sono stati più di 50 i contributi giunti per Next Stars e devo dire che si tratta di lavori molto interessanti e di grande valore.– ha aggiunto Giovanni Martinelli, Direttore Scientifico dell’IRST Dino Amadori di Meldola (FC) – La grande sfida attuale risiede nella crescita e nella condivisione di esperienze; non basta più la formazione a livello universitario ed è forte l’esigenza di creare, soprattutto per i giovani, momenti di formazione e di networking, come quello organizzato oggi”.
Leucemia Linfatica Cronica (LLC)
La leucemia linfatica cronica è caratterizzata dall’accumulo progressivo di linfociti apparentemente maturi nel sangue, nel midollo osseo e nei tessuti linfatici. Nonostante la LLC sia la più comune forma di leucemia nell’ età adulta-anziana dei paesi occidentali, rimane una patologia rara, con una prevalenza a livello mondiale di ≤5 nuovi casi per 10.000 persone. Il numero totale di pazienti affetti da LLC in tutto il mondo non è conosciuto: negli Stati Uniti e in Europa, sono diagnosticati approssimativamente 3 – 8 nuovi casi ogni 100.000 persone ogni anno. La LLC colpisce più comunemente i maschi anziani con rapporto maschio-femmina di 1,7:1. L’età mediana alla diagnosi per i maschi e le femmine è di 67 e 72 anni, rispettivamente.
Leucemia Mieloide Acuta (LMA)
La leucemia mieloide acuta è uno dei tumori del sangue più aggressivi e difficili da trattare con un tasso di sopravvivenza molto basso e poche opzioni di trattamento per i pazienti che non sono idonei a ricevere la chemioterapia intensiva. Ogni anno nel mondo vengono diagnosticati 190.000 casi di LMA. La LMA è caratterizzata da decorso molto rapido e prognosi infausta. L’incidenza è stimata intorno a 3,5 casi per 100.000 individui per anno e si può presentare a qualsiasi età, ma la sua frequenza aumenta con l’età avanzata, tanto da rappresentare la quasi totalità delle leucemie acute dell’anziano. Solo circa il 28% dei pazienti sopravvive cinque anni o più dopo la diagnosi di LMA. I pazienti che non sono in grado di tollerare la chemioterapia intensiva standard possono avere una sopravvivenza mediana di soli 6-10 mesi. La LMA può insorgere come forma primaria o “de novo”, cioè a insorgenza primitiva in cui non si conosce la causa primaria, o come forma secondaria, se insorge dopo un disordine ematopoietico precedente, sindrome mieloproliferativa o mielodisplastica, o come conseguenza dell’esposizione a sostanze leucemogene, quali radioterapia e/o chemioterapia.
Linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL)
Il Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B (DLBCL) rappresenta il sottotipo più diffuso di linfoma non Hodgkin (NHL) sia negli Stati Uniti che a livello mondiale. L’incidenza del DLBCL tende ad aumentare con l’avanzare dell’età, con la maggior parte dei pazienti che ricevono una diagnosi oltre i 60 anni. Questo tipo di linfoma è caratterizzato da una crescita rapida dei linfociti B, un sottogruppo di globuli bianchi che costituiscono una parte essenziale del sistema immunitario. Attualmente, il tasso di sopravvivenza a 5 anni per i pazienti affetti da DLBCL è del 64%.
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